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Effetto placebo: un vero aiuto per la cura

"I farmaci e gli stimoli psicosociali (per esempio le suggestioni verbali del medico verso il paziente) agiscono con gli stessi meccanismi". Così Fabrizio Benedetti, professore di Neuroscienze all´Università di Torino e membro dell´ Istituto Nazionale di Neuroscienze (INN) illustra la sua ultima ricerca pubblicata su Nature Medicine che farà parte della lettura che terrà al Congresso Internazionale di psiconeuroendocrinoimmunologia Stress e Vita in programma a Orvieto dal 27 ottobre.

"I farmaci agiscono tramite il legame a recettori specifici, la cui attivazione produce sia effetti terapeutici che effetti collaterali negativi. Gli stimoli psicosociali, attraverso meccanismi di condizionamento e di anticipazione, sono in grado di attivare specifiche sostanze (ad es. le endorfine nel caso del dolore, la dopamina nel caso della malattia di Parkinson), che si vanno a legare agli stessi recettori ai quali si vanno a legare i farmaci, producendo effetti simili a quelli prodotti da questi ultimi, sia terapeutici che collaterali.
Questo concetto riveste un´importanza particolare, se si considera che esso implica un´interferenza tra il contesto psicosociale nel quale la terapia viene applicata e l´effetto specifico del farmaco o della procedura terapeutica. In altre parole, l´effetto del farmaco può subire una modulazione cognitiva ed emotiva".

Benedetti chiarisce che la comunicazione medico-paziente però può avere anche effetti negativi: accanto agli effetti positivi del placebo si possono registrare anche effetti negativi (effetto nocebo). Questo può accadere quando la comunicazione è frettolosa è eccessivamente ambigua e carica di suggestioni negative che nel cervello del paziente si traducono in una sensazione di minaccia per la propria salute.
Lo studio delle relazioni terapeuta-paziente dal punto di vista delle neuroscienze è stato recentemente sintetizzato dal professor Benedetti in un libro edito dalla Oxford University Press il cui eloquente titolo è The Patient´s Brain (il cervello del paziente). Anche di questo si parlerà ad Orvieto.