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Dispositivi per combattere il Covid al chiuso

L’inverno si avvicina e la diffusione del Sars-Cov-2 non sembra rallentare, anzi è in trend positivo e
comporta problematiche maggiori rispetto alla “convivenza estiva” perchè entrerà in gioco la classica
influenza e saranno inevitabili gli assembramenti nei locali chiusi. La soluzione alla confusione tra i due
virus stagionali potrà essere dipanata attraverso il vaccino antinfluenzale, mentre per i locali chiusi la
situazione è molto complicata da gestire. Ingegnieri altamente qualificati sono al lavoro per mettere
appunto dei filtri in grado di inibire il virus in determinati ambienti, tra questi troviamo lo iUTA
(ionizzazione al plasma freddo). In Emilia-Romagna è stata finanziato un dispositivo chiamato VIKI,
ossia virus-killer, che permette di purificare l’aria bloccando l’attivazione delle goccioline di bioaerosol di
piccole dimensioni sospese in essa.

 

La tecnologia utilizzata per combattere il Covid19 è quella della ionizzazione a plasma freddo che sfrutta
i campi elettrici e la loro interazione con le sostanze in sospensione, infatti, un campo elettrico oscillante
conferisce un incremento dell’energia cinetica alle molecole nell’aria, le quali, mettendosi in agitazione,
aumentano la probabilità di collisione tra di loro e ciò determina la cessione/acquisizione di elettroni.
Dunque, dopo questa trasformazione chimica “a freddo” l’aria diviene plasma, ossia un gas parzialmente
ionizzato composto da una grande varietà di particelle, ora, le molecole di ossigeno ionizzate sono in
grado di disaggregare molti inquinanti e di danneggiare le membrane cellulari di virus e batteri,
annientandoli.

 

Il dispositivo al plasma freddo per la sanificazione dal Covid19 è ancora in fase sperimentale, ma è già in
gradi di bloccare il 99,9% dei batteri contenuti nell’aria in circa 0,3 secondi. Le prime prove da effettuare
con un virus sono programmate a Pievesestina e si terranno in questi giorni, sperando che il nuovo
Coronavirus non induca una destabilizzazione della struttura e vanifichi l’effettiva efficacia di tale
dispositivo. L’obiettivo dell’Università di Bologna è quello di raggiungere una possibilità di sanificazione
superiore e poi adeguare il dispositivo ad un prodotto da industrializzazione pensato per: ospedali, studi
medici, attività commerciali, uffici pubblici, scuole ecc.