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Dermatologia: 9 su 10 rassegnati a non migliorare. Solo il 14% di chi soffre di rossore segue una cura medica

visita_dermatologica_paviaSpesso rimandiamo la visita dal dermatologo, trascuriamo i problemi della nostra pelle per anni o ancor peggio ricorriamo al fai da te, al passaparola ad informazioni non certificate sul web perché siamo rassegnati a non guarire o pensiamo non ci sia un rimedio. Dalla ricerca Face Value Global Perception Survey1, condotta su 6.500 soggetti e pubblicata su Dermatology & Therapy sono emersi dati preoccupanti: 9 persone su 10 sono rassegnati a non migliorare la loro condizione, oltre il 25% ha affrontato il rossore cambiando il proprio stile di vita e la propria alimentazione e solo il 14% ha deciso di fare ricorso a cure mediche.

“L’indagine ha confermato che la persona che soffre di un qualsiasi problema che accende il viso appare stressata, stanca, meno affidabile, insicura e priva di autocontrollo. Comprendere i fattori scatenanti che portano a rossore ed eruzioni cutanee è il primo passo per gestire al meglio questa condizione sia dal punto di vista medico sia dal punto di vista psicologico. La pelle è lo specchio del nostro vissuto e teatro delle emozioni, conferma Katia Vignoli psicoterapeuta, esperta in medicina psicosomatica. Non c’è organo più psicosomatico della pelle: spazio di incontro tra corpo e mente, due aree difficilmente scindibili. Diversi studi compiuti su pazienti affetti da malattie come acne rosacea o couperose hanno dimostrato quanto importanti siano i risvolti psicologici e sociali di queste malattie fino ad arrivare all’abbassamento dell’autostima, depressione, isolamento sociale, anoressia o bulimia spesso provocate dalla convinzione che siano condizioni croniche da cui è difficile, se non impossibile guarire2. Per questo motivo queste condizioni patologiche vanno necessariamente affrontate con una doppia lettura”.

Troppo spesso i problemi della pelle come rossore, comedoni e pustole sono minimizzati e considerati un mero problema estetico e quindi trascurati. In realtà un semplice rossore che appare sul viso o su qualsiasi altra zona del corpo è sempre legato ad una eccessiva dilatazione dei vasi sanguinei del derma e ad un relativo maggiore afflusso di sangue nella pelle che, nel tempo, può portare numerosi problemi che vanno dall’invecchiamento precoce a vere e proprie malattie. La dilatazione dei capillari causa inoltre un ristagno e provoca un aumento della temperatura superficiale e una maggiore stimolazione delle ghiandole sudoripare e sebacee. Ciò favorisce l’eccessiva crescita di acari (come il Demodex follicolorum) ritenuti responsabili di rossori persistenti, eritrosi e rosacea, una delle condizioni patologiche associate al rossore che in Italia colpisce oltre 3 milioni di persone. Per questo motivo è importante non sottovalutare i segnali che ci invia la nostra pelle.

“Per questa patologia, precisa il Prof. Antonino Pietro, Direttore Scientifico dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano, è stata messa a punto una terapia innovativa a base di ivermectina (il cui impiego per il trattamento della malaria è valso il Premio Nobel per la Medicina ai ricercatori che lo hanno scoperto) che ha rivoluzionato il trattamento della rosacea papulo-pustolosa e che ha proprietà sia antinfiammatorie che antiparassitarie. Un recente studio3 ha dimostrato l’efficacia di ivermectina rispetto al placebo ottenendo un tasso di successo, definito come assenza o notevole riduzione delle papule e delle pustole, rispettivamente del 38.4% e del 40.1%. Una estensione a 40 settimane dello stesso studio4 ha dimostrato che i pazienti sotto ivermectina crema hanno continuato a migliorare con minimi effetti collaterali rispetto ai pazienti trattati con acido azelaico, una terapia largamente impiegata per la rosacea”.

Anche per l’acne, che spesso accompagna anche la rosacea, sono stati fatti grossi passi avanti negli ultimi anni. Oggi retinoide e benzoilperossido (2,5%) possono essere associati in un unico prodotto ed essere quindi applicati insieme. Ad esempio, Galderma ha sviluppato un farmaco che associa proprio questi due principi attivi, in particolare adapalene e benzoile perossido per la cura dell’acne. “Il farmaco, continua il prof. Di Pietro, agisce su due fronti: da una parte il benzoile perossido (BPO) impedisce al Propionibacterium acnes di proliferare; dall’altra l’adapalene, retinoide sintetico di terza generazione, agisce grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e di riduzione delle lesioni (proprietà comedolitica). Associando il BPO si ottiene un effetto antimicrobico ma, non trattandosi di un antibiotico, non si favorisce lo sviluppo di antibiotico-resistenza”.

Numerosi sono i disturbi della pelle e i rimedi locali ma è sempre essenziale rivolgersi allo specialista perché il trattamento sbagliato può addirittura peggiorare la situazione.