Vai al contenuto

De Palma, ‘sospesi decine di operatori non vaccinati nonostante carenza personale’

Roma, 17 set. (Adnkronos Salute) – “Numerosi professionisti della sanità decidono, giorno dopo giorno, di dimettersi dai loro incarichi nei Pronto soccorso”. A denunciare l’emorragia di infermieri e personale sanitario dai pronto soccorso degli ospedali italiani è il sindacato degli infermieri Nursing Up. Il motivo, secondo il sindacato è da rintracciarsi in “turni massacranti in virtù di ricambi a singhiozzo causati della cronica carenza di colleghi, paghe ridicole, scarsa valorizzazione, pericolosa superficialità, a loro modo di vedere, problemi per la sicurezza personale in termini di rischio di contagi negli ultimi tragici mesi della pandemia”.

“La realtà a cui siamo di fronte ci preoccupa non poco: è notizia di qualche giorno fa che in Toscana, avremmo toccato la soglia del 25% per quanto riguarda l’emorragia di personale sanitario in tutta la Regione. In particolare sono i pronto soccorsi a essere in debito di ossigeno, con numerose dimissioni di infermieri, medici e altri operatori negli ultimi mesi”.

E in questo quadro, denuncia Antonio De Palma, presidente di Nursing Up “le aziende sanitarie italiane, in questi giorni stanno sospendendo, senza colpo ferire, decine e decine di operatori non vaccinati. Attenzione – puntualizza il De Palma – perché noi infermieri crediamo nell’evidenza scientifica e nella vaccinazione come strumento principale di prevenzione, e lo dico per scansare il campo da qualsiasi equivoco, ma ciò nonostante, nessuno deve infilare la testa sotto la sabbia di fronte alle incongruenze che si stanno verificando”.

“Con la grave penuria di personale che oggi denunciamo – afferma De Palma – è davvero accettabile di veder sospesi operatori sanitari, che invece sarebbero preziosi per il funzionamento dei servizi, beninteso in impieghi alternativi come la legge indica? E che male hanno fatto i colleghi che restano? Parliamo degli infermieri o dei medici sui quali ricade tutto il lavoro che avrebbero dovuto svolgere i colleghi sospesi”.

“Chiediamo alle aziende sanitarie – conclude il sindacato – di effettuare una tempestiva ed approfondita revisione della propria organizzazione interna, richiamando subito in servizio gli infermieri ed i medici sospesi, per attribuirli, come peraltro la legge indica, ad attività alternative, non a contatto con soggetti a rischio, come ad esempio la telemedicina, la tele comunicazione sanitaria e/o il servizio attivo nelle centrali operative ai vari livelli del Ssn, oppure in ogni altro contesto aziendale laddove possa essere evitato il loro contatto diretto con pazienti e/o altri soggetti indicati dalla legge”.