Vai al contenuto

Dalla dieta degli italiani scompaiono frutta e verdura

mangiare-frutta-e-verduraAnche se conoscono le regole della sana alimentazione, i cittadini faticano a metterle in pratica nella prassi quotidiana e una quota minoritaria riesce ad assumere la quantità di frutta e verdura raccomandata, secondo quanto emerge da una recente indagine GfK Eurisko e appare confermato dai risultati del test della Campagna Curarelasalute.com, sostenuta dalla Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie • Il Physicians’ Health Study II, trial clinico “di frontiera”, per la prima volta ha dimostrato che l’assunzione quotidiana e prolungata nel tempo di integratori multivitaminici-multiminerali non comporta rischi per la salute e sembra contribuire alla riduzione del rischio di sviluppare patologie croniche, in particolare neoplastiche. 

Il 44% degli italiani mangia solo 1-2 porzioni giornaliere di frutta e verdura, ben il 45% è sedentario e il 20% è molto al di sotto o al di sopra del proprio peso forma. Sono i principali risultati emersi dal test online presente sul sito Curarelasalute.com nell’ambito della campagna realizzata con il patrocinio della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG). Al sondaggio, presentato oggi al 31° Congresso nazionale della Società scientifica e realizzato tra maggio e ottobre 2014, hanno risposto circa 2.000 persone. Questi risultati mettono in luce errori e cattive abitudini pericolose per la salute e confermano il quadro emerso da una recente indagine GfK Eurisko svolta proprio su questo tema, secondo la quale solo il 15% degli italiani mangia le 5 porzioni di frutta e verdura giornaliere raccomandate dall’OMS. Ben 7 su 10 non fanno inoltre uso di integratori e oltre il 60% di questi indica, tra le motivazioni del mancato consumo, di non ritenersi a rischio di deficit nutrizionali. La maggior parte degli italiani, pur avendo una buona conoscenza delle regole della sana alimentazione, fatica quindi a metterle in pratica. Il medico di medicina generale è riconosciuto come una figura di riferimento con cui dialogare su questi aspetti: il 43% dei rispondenti al questionario online dichiara infatti di confrontarsi con il proprio medico su argomenti quali alimentazione e stili di vita e ben l’80% si rivolge a lui per consigli sull’integrazione alimentare. “A fronte di dati che ci confermano quanto le abitudini alimentari diffuse nella maggior parte della popolazione, soprattutto nel quotidiano, siano scorrette e che, per contro, un’alimentazione sana, completa ed equilibrata è una determinante fondamentale per il benessere e la salute, sempre più il medico di base è chiamato a consolidare il proprio ruolo di counselling al paziente su questi aspetti – spiega il dott. Claudio Cricelli, Presidente della SIMG –. I professionisti che erogano assistenza sanitaria nell’ambito delle cure primarie sono chiamati, da un lato, a monitorare le abitudini dietetiche ed evidenziare possibili carenze nutrizionali e, dall’altro, a fornire consigli e indicazioni su alimentazione varia ed equilibrata, importanza dell’attività fisica ed eventuale necessità di integrazione alimentare, suggerendo le soluzioni più indicate, più studiate ed evitando così che si affidino a rimedi fai-da-te.”

Approfondire come nutrizione e integrazione possono contribuire al mantenimento della salute nella popolazione generale e discutere il ruolo di counselling che è chiamato a svolgere il medico di medicina generale, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche: è questo l’obiettivo del workshop “Gli integratori e i multivitaminici: c’è chi dice sì… c’è chi dice no… c’è chi dice forse…”, in programma oggi a Firenze al Congresso SIMG. 
Al centro del dibattito, i risultati di un importante trial randomizzato e controllato, il Physicians’ Health Study II, promosso dal National Institutes of Health americano, che – per la prima volta – ha indagato i benefici e il profilo di sicurezza correlati all’assunzione quotidiana e prolungata di un integratore alimentare multivitaminico-multiminerale. Il trial indipendente, durato oltre 10 anni, è stato condotto su una popolazione di oltre 14mila medici americani over 50, con uno stile di vita virtuoso e un’alimentazione corretta. Secondo le evidenze raccolte, l’assunzione dell’integratore è risultata sicura ed efficace anche in una popolazione sana come questa, dimostrando di avere un effetto preventivo su alcune delle patologie più diffuse dell’età adulta-anziana. In particolare, il gruppo che assumeva il multivitaminico-multiminerale ha registrato una riduzione dell’8% dell’incidenza complessiva di cancro rispetto a placebo, quota che aumenta in modo significativo se si considera la sotto-popolazione di soggetti già colpiti da tumore e dove si osserva una riduzione di nuovi episodi pari al 27%. I risultati hanno anche accertato una diminuzione del 9% del rischio di sviluppare cataratta. 
Nel corso del dibattito, moderato dal dott. Cricelli, il prof. Roberto Bernabei, Direttore del Dipartimento Geriatria, Neuroscienze ed Ortopedia del Policlinico Gemelli di Roma, il Prof. Michele Carruba, Direttore del Centro Studi e Ricerche sull’Obesità dell’Università degli Studi di Milano e il dott. Luigi Santoiemma, Medico di Medicina Generale, si confronteranno, portando ciascuno il proprio punto di vista, sulle implicazioni che le nuove evidenze possono avere nella pratica clinica del medico, concordando sulla considerazione che studi di frontiera come il PHSII stanno configurando nuove prospettive in termini di uso dell’integrazione multivitaminica-multiminerale anche in chiave preventiva, ma che, ad oggi, non esiste ancora una raccomandazione univoca in tal senso. Nuove indagini, unitamente a momenti di confronto multidisciplinare come questo, sono apprezzabili e da incoraggiare.

Argomenti