Vai al contenuto

Covid: terza dose vaccino non piace a un italiano su tre, 1 su 10 contrario

Roma, 26 nov. (Adnkronos Salute) – Si raffredda l’apertura degli italiani ai vaccini anti-Covid: dubbioso un italiano su tre, il 33%, mentre uno su dieci si dichiara apertamente contrario e addirittura il 30% dichiara apertamente che la terza dose di siero anti-Covid-19 non sia necessaria. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata dall’EngageMinds Hub, il centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona insieme a Serena Barello, Lorenzo Palamenghi, Mariarosaria Savarese e Greta Castellini.

La ricerca è parte di un Monitor continuativo sui consumi alimentari e sull’engagement nella salute che rientra nelle attività del progetto Craft (CRemona Agri-Food Technologies) e di Ircaf (Centro di riferimento Agro-Alimentare Romeo ed Enrica Invernizzi). È stata condotta su un campione di oltre 6.000 italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione. La rilevazione di EngageMinds HUB è parte di un monitor continuativo lanciato a fine febbraio 2020 (inizio pandemia) per osservare e comprendere i comportamenti della popolazione italiana su molti aspetti di questa lunga crisi pandemica.

“Questo 33% di italiani che hanno poca o nessuna intenzione di sottoporsi alla terza dose – commenta Guendalina Graffigna, direttrice dell’EngageMinds Hub – deve far riflettere, perché non si tratta di no-vax, visto che sono già regolarmente vaccinati. Inoltre, dai dati emerge che questa espressione di forte scetticismo rispetto all’ulteriore immunizzazione è un’inclinazione omogenea nella popolazione, non si riscontrano infatti differenze tra sesso, fasce di età, provenienza geografica e titolo di studio; un fatto non frequente in questo tipo di rilevazioni. Ciò che impatta, e questo non sorprende – sottolinea Graffigna – è che chi risulta avere poca fiducia verso la scienza e il sistema sanitario è ancora meno propenso a vaccinarsi per la terza volta”.

E non è tutto. Più della metà del campione (54%) indica che a questo punto, dopo aver immunizzato con due dosi molti italiani, la priorità andrebbe data alla distribuzione dei vaccini nei Paesi poveri del Mondo. Una frazione che sale al 60% nelle donne e, invece, scende al 49% negli uomini. E d’altro canto il 56% non è convinto che un’ulteriore immunizzazione possa tutelare maggiormente chi è già vaccinato; un atteggiamento che però è meno presente tra i senior (over 60 anni). E addirittura il 30% dichiara apertamente che la terza dose di siero anti-Covid-19 non sia necessaria.

“Gli individui che presentano uno stato di malessere psicologico e che percepiscono un rischio economico e di contagio – spiega Graffigna – sono maggiormente in accordo nel ritenere che la terza dose del vaccino non sia necessaria. Questo appare paradossale ma dal punto di vista psicologico è comprensibile: chi ha sofferto o sta soffrendo di più per via della pandemia appare anche psicologicamente più affaticato, stanco e meno resiliente. Si tratta probabilmente di chi ha nutrito le maggiori aspettative (irrealistiche) di trovare una soluzione definitiva e rapida per uscire dalla pandemia”.

“Insomma: da una parte aspettative troppo irrealistiche della popolazione, dall’altra – conclude – comunicazioni troppo seduttive e timorose che rappresentare sin da subito la probabilità di un richiamo avrebbe inficiato la motivazione a vaccinarci”.