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Covid: i ‘casi’ Romania e Bulgaria, tra flop vaccini e fake news

Bruxelles, 26 ott. (Adnkronos Salute) – Curva epidemiologica fuori controllo e bassissimi tassi di vaccinazione. Bulgaria e Romania sono diventati due ‘casi’ in Europa per le difficoltà che stanno incontrando nel fronteggiare la quarta ondata di Covid. Lo evidenzia un articolo di Euractiv, partendo dalla drammatica situazione della Bulgaria, dove anche oggi si è registrato un record di casi e decessi e che è seconda nella triste classifica Ue per morti legati al Covid nell’ultimo mese e all’ultimo posto per popolazione immunizzata, con solo il 21%.

Secondo gli esperti, una forte responsabilità per la situazione è da imputare ai medici di base, alla reazione delle istituzioni e alla vulnerabilità della popolazione alle fake news. Un numero significativo di medici di base ha raccomandato di non vaccinare le persone con patologie croniche, mentre il resto dell’Europa faceva l’opposto. Uno dei più famosi infettivologi, Atanas Mangarov, ha minimizzato gli effetti del virus fin dall’inizio della pandemia e si è espresso contro i vaccini anti-Covid. Questo ha creato un clima di sfiducia.

“Non siamo stati in grado di formare la maggior parte dei medici che si occupano dei vaccini. È stato perso il momento di condurre una campagna mirata nell’estate del 2020”, ha commentato l’epidemiologa Hristiana Batselova. “Sono sorpresa di quanti medici in Bulgaria non capiscano come funzionino i vaccini. I medici avevano paura di vaccinarsi e si sono rifiutati di vaccinare i loro pazienti”, ha aggiunto. Secondo l’Unione dei medici bulgari, circa il 70% dei medici è vaccinato, uno dei livelli più bassi dell’Ue.

“La sfiducia è stata poi aggravata dalle fake news. È ora di smetterla di incolpare i politici. Non possiamo incolpare costantemente gli altri per le nostre scelte sbagliate”, ha concluso l’epidemiologa. Secondo alcuni osservatori, i media bulgari danno spazio a specialisti che diffondono fake news, invocando il pluralismo e la libertà di opinione. Alcuni di questi, ad esempio, hanno sconsigliato la vaccinazione alle donne incinte o a coloro che intendono rimanere incinte nei prossimi sei mesi.

Anche in Romania nelle ultime settimane c’è stato un brusco aumento delle infezioni da coronavirus, seguito da un grave aumento delle vittime. La scorsa settimana, il Paese ha registrato uno dei tassi di mortalità più alti a livello mondiale e ha chiesto aiuto all’Ue per allentare la pressione sul suo sistema sanitario in difficoltà. Medici e politici hanno accusato le campagne di disinformazione per la scarsa diffusione dei vaccini per il Covid-19, ma le ragioni alla base di questa situazione sono diverse, evidenzia Euractiv.

I rumeni hanno una lunga storia di sfiducia nelle autorità statali e la gestione della campagna di vaccinazione non ha fatto nulla per risolverlo. Un medico dell’esercito è stato incaricato di guidare la campagna e – mentre questa mossa all’inizio ha aiutato poiché l’esercito è una delle istituzioni ritenute più affidabili in Romania – il ministero della Salute è stato messo da parte e la comunicazione è stata scarsa.

Inoltre all’inizio dell’estate diversi esponenti del governo hanno dichiarato la fine della pandemia e definito un successo la campagna di vaccinazione. Il Paese è stato il primo nell’Ue a revocare le restrizioni, nonostante la lentezza della campagna di vaccinazione. Inizialmente, infatti, il governo aveva fissato l’obiettivo di vaccinare 10 milioni di persone entro la fine di settembre, quindi ha introdotto un obiettivo intermedio di cinque milioni di persone vaccinate entro il primo giugno.

Ma a maggio, quando questi risultati erano ancora molto lontani, il presidente Klaus Iohannis ed il primo ministro Florin Citu hanno iniziato a revocare le restrizioni. Citu ha poi precisato come il suo obiettivo non fosse quello di vaccinare un certo numero di persone, ma di superare la pandemia.”La campagna è stata un successo, abbiamo praticamente fermato la pandemia”, ha affermato Iohannis a giugno, giustificando il basso numero di dosi somministrate giornalmente con il ridotto numero di infezioni. Ma con l’aumento dei contagi a settembre e soprattutto a ottobre, sono ricomparse le code ai centri di vaccinazione, si parla di nuove restrizioni e della possibilità di rendere obbligatorio il green pass per alcune attività.