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Covid: bonus baby sitter, professioni sanitarie dicono no a esclusione

Roma, 17 mar. (Adnkronos Salute) – Professioni socio sanitarie escluse dal bonus baby sitter previsto per sostenere i lavoratori con figli minori in questa fase dell’emergenza pandemica. “A fronte di questa evidenza, le Federazioni e gli Ordini nazionali di assistenti sociali, biologi, chimici e fisici, farmacisti, ostetriche, psicologi, veterinari, con il sostegno delle Federazioni di infermieri, medici e tecnici sanitari di radiologia medica (Tsrm Pstrp) chiedono al Governo di eliminare questa inspiegabile esclusione al più presto possibile, così da permettere a decine di migliaia di professionisti di potersi dedicare ai loro compiti e alla collettività senza ulteriori preoccupazioni per i propri cari”.

“In sanità – affermano congiuntamente i professionisti in una nota – non ci sono professionisti marginali, pertanto dalla Politica e dalle Istituzioni ci si attende parità di riconoscimento per tutte le professioni sanitarie e socio-sanitarie. È con vivo disappunto, però, che si deve constatare che quando si prevedono misure di sostegno per gli operatori sanitari e socio-sanitari, si ignorino sistematicamente alcune professioni che pure sono centrali per la tutela della salute e per l’efficienza e l’efficacia dell’opera del Servizio sanitario nazionale”.

“Nel recentissimo decreto n. 30/2021 13 marzo 2021 – precisa la nota – ‘Misure urgenti per fronteggiare la diffusione del Covid-19 e interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena”, sono stati esclusi dal bonus baby sitting Assistenti sociali, Biologi, Chimici e Fisici, Farmacisti, Ostetriche, Psicologi, Veterinari e altri operatori. Una assenza ingiustificata che contraddice la necessità di non compromettere il prosieguo delle attività di cura, assistenza e prevenzione nel territorio, nelle strutture sanitarie e nei luoghi di lavoro, già messo a dura prova in questi mesi di crisi pandemica”.

La nota ricorda che “tutti i professionisti della salute hanno risposto, e stanno rispondendo, alla crisi con impegno e dedizione, senza badare a festività, né a orari, sperimentando un’estrema difficoltà a conciliare vita e lavoro, servizio alla collettività e organizzazione familiare. In particolare la componente femminile, maggioritaria nelle professioni sanitarie e socio-sanitarie, e chi lavora in regime libero-professionale”.