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Cosa mangiano i fuori sede: vizi e virtù degli studenti universitari

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“Secchioni” sui libri e matricole a tavola. Gli studenti universitari fuori sede si districano nella giungla dell’Università, tra lezioni, esami e vita sociale, fatta di happy hours, apericene e pasti take away. Ma ci sono ampi spazi di miglioramento, fin dalla colazione del mattino, per una corretta alimentazione.

A dirlo è l’originale fotografia che emerge da una delle prime indagini condotte in Italia sulle abitudini alimentari di un campione di studenti fuori sede di età compresa tra i 19 e i 27 anni, dalla Fondazione Istituto Danone (FID) in partnership con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università degli Studi di Pavia, presentata in occasione della celebrazione del 25° Anniversario della stessa FID. “I giovani studenti che affrontano per la prima volta il problema della loro alimentazione possono incorrere nel rischio di cattive abitudini – spiega il prof. Lorenzo Morelli, Presidente della Fondazione e Preside della Facoltà di Scienze Agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Nell’ambito del nostro impegno a favore della ricerca e dell’educazione in tema di sana alimentazione, abbiamo voluto focalizzare la nostra attenzione su una fascia della popolazione fino a oggi poco studiata, ma di rilevante interesse: sensibilizzare i giovani e informarli sul ruolo della nutrizione e degli stili di vita è uno degli obiettivi storici della Fondazione, che per 25 anni ha offerto informazione e formazione in ambito nutrizionale e si propone di continuare a farlo nel futuro.”

Proviamo a disegnare la giornata a tavola di chi si trova a studiare lontano da casa: quasi il 10% degli intervistati salta il pasto più importante della giornata, la colazione. E, tra quelli che la fanno, solo una minoranza privilegia gli alimenti più salutari come yogurt (23%), cereali (quasi il 31%) e succhi di frutta (30%). Per lo spuntino, mentre i più virtuosi prediligono la frutta (30%), molti si limitano a mangiare quello che trovano al momento (17,5%).

A pranzo, il 73% dei fuori sede, che proviene in maggioranza dal Sud, predilige la “schiscia”, ma quasi la metà non rinuncia a ricevere, mediamente una volta al mese, cibo da casa: si tratta, quindi, di una sorta di “contaminazione” della tradizione del Nord con quella delle culture regionali di provenienza.

La sera, il frigorifero è spesso desolatamente vuoto e una cena decente diventa un miraggio, per la felicità degli esercizi che offrono cibi da asporto: oltre il 60% del campione ricorre al take away almeno una volta la settimana e pizza e kebab sono gli alimenti più ordinati. Il 74% non rinuncia all’happy hour con gli amici, almeno una volta la settimana (51%). Più del 70% beve, inoltre, alcol nel weekend e quasi il 35% lo fa anche in settimana, sia durante sia dopo i pasti. I fumatori sono pochi (29%), ma assidui: i più accaniti confessano di superare senza difficoltà le 5 sigarette al giorno.

Accanto ai vizi, ci sono però anche alcune curiosità: risulta in crescita il trend dei cibi biologici (24%) e integrali (33%). Oltre il 70% dichiara di aver cambiato le proprie abitudini a tavola diventando studente fuori sede: l’alimento più facilmente eliminato dalla dieta risulta essere il pesce (19,5%), soprattutto per ragioni di budget, che incidono anche sui comportamenti d’acquisto: 4 su 10 confessano candidamente che è il portafoglio a guidare le scelte e a spingerli verso i prodotti in offerta al supermercato.

Significativa la poca informazione sulle allergie alimentari: il 16% degli intervistati dichiara di essere allergico ad alcuni alimenti come latticini o frutta, ma la maggior parte di loro (36%) non sa quale test allergologico abbia fatto per scoprirlo o magari non ne ha nemmeno fatto uno.

“Nel dopo-Expo, riteniamo che continuare a investire in educazione su sana alimentazione e corretti stili di vita sia prioritario, al fine di sradicare cattive abitudini e falsi miti, dannosi per la salute” – commenta la Prof.ssa Annamaria Castellazzi, Vice Presidente di FID Italia“Con questo obiettivo, parallelamente all’indagine, insieme ai membri del Board Scientifico della Fondazione Istituto Danone abbiamo individuato una lista di “temi caldi” sui quali accendere i riflettori e promuovere una maggiore informazione”. Sono 25 gli hot topics individuati dagli esperti, che identificano credenze e luoghi comuni ampiamente diffusi su cibo e dieta, privi però di fondamenti scientifici: “per perdere peso bisogna consumare un basso contenuto di carboidrati”, “in gravidanza e durante l’allattamento la mamma deve mangiare per due”, “il caffè fa male”, “miele e zucchero di canna sono meno calorici e più sani dello zucchero bianco”, solo per citarne alcuni. A una selezione di 10 temi sono stati dedicati pannelli illustrativi che saranno esposti in una mostra, allestita presso l’Ateneo milanese dell’Università Cattolica.

Nel corso di questi suoi 25 anni di attività, la Fondazione Istituto Danone ha operato in maniera indipendente come organizzazione non-profit e si è impegnata in prima linea nella divulgazione scientifica in campo nutrizionale, attraverso un’intensa attività di informazione, sensibilizzazione e ricerca” – conclude M. Gosselin, Presidente Amministratore Delegato Danone Italia – “Oggi celebra e rinnova questa missione, promuovendo occasioni di confronto sui temi della nutrizione umana, le sfide di oggi e quelle di domani, coinvolgendo come parte attiva chi del futuro sarà protagonista: le nuove generazioni.”