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Coronavirus: Ue, ‘vaccinazioni sono maratona, non 100 metri’

Bruxelles, 22 gen. (AdnKronos Salute) – Le vaccinazioni contro la Covid-19 non sono “uno scatto”, bensì “una maratona”, una corsa che richiede tenacia e pazienza. “Ci sono e ci saranno ostacoli lungo la strada, ma dobbiamo restare il più coesi possibile”. Lo sottolinea il portavoce capo della Commissione Europea Eric Mamer, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.

Mamer ricorda che un programma vaccinale di questa portata (l’obiettivo è vaccinare almeno il 70% della popolazione adulta dell’Ue entro la fine dell’estate) non è una passeggiata e che “ogni attore deve tenere conto di un numero incredibile di variabili”, oltretutto nel bel mezzo di una pandemia.

Riguardo all’incongruenza delle dichiarazioni che arrivano dalle diverse fonti (il Governo italiano, ma non solo lui, ha fatto sapere che Pfizer ha comunicato altre riduzioni delle consegne per la settimana prossima, mentre la Commissione ha assicurato che torneranno al 100%), Mamer spiega che l’Esecutivo Ue è “in contatto costante” con i produttori. “Le informazioni che abbiamo dato ieri erano basate su quelle comunicateci da Pfizer negli ultimi contatti”.

“Siamo al corrente delle dichiarazioni arrivate dai governi e ovviamente cercheremo chiarimenti” da Pfizer, aggiunge Mamer. Le consegne, ricorda Mamer, sono concordate tra lo Stato membro e la compagnia produttrice.

“Stiamo sostenendo gli Stati membri nei rapporti con la compagnia: continueremo i nostri contatti con Pfizer e BionTech e vedremo quali ulteriori passi fare”.

“Stiamo lavorando tutti perché le consegne” abbiano luogo in modo puntuale, aggiunge il portavoce per la Salute Stefan de Keersmaecker.

Riguardo all’intenzione dell’Italia di portare Pfizer in Tribunale a causa dei ritardi, Mamer ricorda che, trattandosi di un contratto, ovviamente, se le clausole non vengono rispettate, una parte può decidere, legittimamente, di procedere per vie legali. La Commissione, tuttavia, lavora perché le consegne possano riprendere in modo puntuale, anche in contatto con i produttori, che “possono avere” anche loro dei “problemi”.

I ritardi di questi giorni nascono dai lavori nello stabilimento di Puurs, in Belgio, necessari ad aumentare la capacità produttiva in Europa. Era stata la stessa BioNTech, alleata di Pfizer nello sviluppo del suo vaccino a mRna, a lanciare un allarme inedito, lamentando il fatto che Pfizer, insieme alla stessa BioNTech, fosse l’unico produttore di vaccini anti-Covid autorizzato.

Nessuna azienda, neppure un colosso come Pfizer che pure sta ampliando la sua capacità produttiva in Europa, può rifornire con efficacia il mondo intero contemporaneamente. Produrre un vaccino non è semplice: richiede tecnologie, competenze e procedimenti complessi. Per questo nell’industria è visibile una chiara tendenza, che le autorità pubbliche stanno incoraggiando, a unire le forze per produrre i vaccini.

Bayer ha fatto sapere di essere in colloqui con CureVac per produrre il vaccino sviluppato da quest’ultima nei suoi stabilimenti, e anche la francese Sanofi, che ha una divisione specializzata nei vaccini, è orientata a stringere accordi produttivi.

La strozzatura di questi giorni dovrebbe comunque risolversi, gradualmente, grazie alle forniture di Moderna, il secondo vaccino autorizzato alla commercializzazione nell’Ue, e poi all’autorizzazione al vaccino di AstraZeneca, atteso entro il 29 gennaio.

Dovrebbe seguire, forse in febbraio, quello di Janssen (Johnson & Johnson), che ha il vantaggio di essere monodose, cosa che elimina la necessità di un richiamo, raddoppiando così i tempi di vaccinazione. La Commissione ha fissato l’obiettivo di vaccinare negli Stati membri almeno l’80% degli ultraottantenni e del personale medico-sanitario entro fine marzo, un obiettivo considerato ampiamente fattibile, e di vaccinare almeno il 70% della popolazione adulta dell’Ue entro fine estate.

Anche questo obiettivo, ha detto ieri sera Ursula von der Leyen, viene considerato assolutamente raggiungibile. La chiave, oltre alla capacità degli Stati di effettuare le vaccinazioni (alcuni Paesi sono piuttosto indietro, ma anziché puntare il dito “sarebbe meglio aiutarli”, ha spiegato l’eurodeputato Peter Liese, responsabile Salute del gruppo Ppe), è la disponibilità delle dosi in quantità sufficiente.

Su questo la Commissione è sicura del fatto suo: il vicepresidente Margaritis Schinas ha detto che entro fine marzo l’Ue disporrà di “quantità impressionanti” di dosi di vaccini.