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Coronavirus, studio su Cina: blocco frontiere serve ma non basta

Milano, 14 mar. (Adnkronos Salute) – In tempi di pandemia, con il dibattito in corso in Europa e in tutto il mondo su come contenerla, il caso Cina torna sotto la lente degli scienziati. Un team Usa ha misurato l’impatto delle misure messe in campo dal gigante asiatico – a partire da Wuhan, la città da cui sono detonati i contagi – sulla corsa del nuovo coronavirus. Ma anche quelle adottate da altri Paesi per non importare casi. In particolare, gli autori dello studio pubblicato su ‘Pnas’, hanno analizzato i controlli alle frontiere, interventi come le restrizioni ai viaggi e gli screening negli aeroporti. Risultato: per gli autori, queste misure sono servite probabilmente a ritardare la diffusione della Covid-19, ma senza un’operazione accurata per tracciare rapidamente i contatti dei pazienti positivi e altre misure simili, non si potrebbe riuscire a limitare la diffusione globale della malattia.

Gli scienziati Alison Galvani (Yale School of Public Health), Burton Singer (University of Florida) e colleghi, hanno calcolato che in assenza di restrizioni di viaggio quasi 800 casi (779) di Covid-19 sarebbero stati esportati entro il 15 febbraio 2020. I blocchi usati nel versante cinese hanno ridotto questo numero di oltre il 70% e hanno tagliato il tasso di esportazione giornaliero stimato di oltre l’80% durante le prime tre settimane e mezzo di attuazione.

Per contenere la Covid-19 la Cina ha varato misure per isolare Wuhan e altre città dell’Hubei, epicentro dell’epidemia nel Paese asiatico. Altri Stati hanno poi istituito misure di screening negli aeroporti e restrizioni sui viaggi da e verso la Cina. Succedeva più o meno a fine gennaio 2020. Si stima però, spiegano gli esperti, che quasi i due terzi dei casi esportati fossero pre-sintomatici all’arrivo a destinazione, un aspetto che per gli scienziati ha limitato l’efficacia delle misure di controllo negli aeroporti. Quindi, concludono, le misure per viaggi e controllo frontiere possono ritardare ma non mettere un Paese al sicuro dall’importazione del contagio. Ulteriori misure di contenimento, “come tracciare i contatti in maniera sufficientemente rapida all’interno dell’epicentro dell’epidemia e come l’auto-segnalazione dei viaggiatori sull’esposizione ai virus e l’auto-isolamento, potrebbero essere importanti per limitare la diffusione globale delle malattie”.