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Coronavirus: studio Srm, +24% export farmaci durante pandemia

Roma, 17 giu. (Adnkronos Salute) – L’impatto della pandemia sul primo trimestre dell’anno evidenzia un settore farmaceutico in totale controtendenza rispetto all’insieme dell’economia: l’export è aumentato di oltre il 24% su base annua per l’Italia e del 14,9% per il Mezzogiorno, a fronte di un dato per il totale economia che a livello nazionale cala dell’1,9% e a livello meridionale cresce dell’1,1%. E’ quanto emerge da uno studio di Srm (Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) presentato oggi nel corso di un webinar organizzato con Farmindustria, dal titolo ‘La forza dell’innovazione per il rilancio del Mezzogiorno. La filiera farmaceutica di fronte alla sfida del Covid-19’.

Il settore farmaceutico è un settore tipicamente anticiclico che non è stato ovviamente coinvolto in forme di blocco dell’attività produttiva essendo, al contrario, annoverato tra quelli prioritari per fronteggiare la difficile situazione. La ricerca mette quindi in evidenza come il settore abbia risentito meno di altri della recessione in atto e come potrà rappresentare uno dei settori trainanti del recupero dell’Italia dopo la pandemia.

Anche gli ultimi dati Movimprese mostrano la tenuta del settore farmaceutico. Se si considerano le imprese attive al primo trimestre 2020, si registra un +0,4% per l’Italia e un +0,8% per le regioni del Sud (-0,6% in Italia e -0,7% nel Mezzogiorno la media manifatturiera). Dai dati totali (riferiti al complesso economia) emerge come nei primi 3 mesi del 2020 si contino quasi 30mila imprese in meno a livello nazionale, contro un calo di 21mila nello stesso trimestre del 2019. Sempre a livello complessivo, il bilancio della nati-mortalità delle imprese tra gennaio e marzo di quest’anno risente delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 e rappresenta il saldo peggiore degli ultimi 7 anni, rispetto allo stesso arco temporale.

“Durante la pandemia Covid-19 – evidenzia il direttore generale Srm, Massimo Deandreis – il settore farmaceutico è stato in prima linea dimostrando la sua rilevanza per il Paese e registrando dati in totale controtendenza rispetto all’andamento negativo dell’economia nel suo insieme. Confortano i dati del primo trimestre del 2020 e le stime di impatto complessivo sul 2020 che vedono anche scenari di crescita. Il farmaceutico si conferma inoltre emblematico per l’interazione tra industria, ricerca, università e innovazione. Una combinazione vincente che deve diventare il perno anche di altri settori industriali. Il Mezzogiorno sta dando un contributo molto rilevante, spesso non conosciuto, con eccellenze nel settore della ricerca e della capacità produttiva italiana come cerchiamo di mettere in evidenza in questa ricerca”.

“Le imprese del farmaco – afferma Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria – sono un asse portante dell’industria in tutt’Italia e anche al Sud. In molte regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Puglia e Sicilia ad esempio) sono tante e tutte insieme (a capitale nazionale o estero, grandi, medie o piccole) rappresentano una realtà importante dal punto di vista economico, occupazionale e sociale. Grazie alla qualità delle risorse umane, all’efficienza dell’indotto e alle sinergie con centri clinici, università, centri di ricerca e start-up, in un modello di open innovation che può dare molto al territorio. I dati dello studio confermano inoltre che, nonostante le difficoltà dell’emergenza Covid-19, il settore farmaceutico può essere in grado di fare da volano per il rilancio di tutto il Sud”.