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Coronavirus: Sileri, ‘è una guerra dolorosa come mai prima, polemiche inaccettabili’

Roma, 8 apr. (Adnkronos Salute) – “È una guerra. Dolorosa. Come mai prima. Sono qui che rivesto una carica politica, ma è solo avere un altro camice bianco: per i cittadini e i miei colleghi tutti. Non posso più accettare le polemiche, non mentre muoiono così tanti, vite umane, storie familiari, amati e cari. Non sono accettabili le polemiche, i cialtroni, gli affaristi, e coloro che giocano proprie partite mentre c’è chi soffoca e muore per un virus”. Così il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, in un lungo post su Facebook, in cui pubblica anche un messaggio di un amico e collega medico.

E’ una lettera aperta, quella di Sileri, che sottolinea: “Se i miei colleghi sono in prima linea giorno e notte, non posso fare meno di loro, come abbiamo sempre fatto spalla a spalla. Dobbiamo salvarne il più possibile”.

“Sono un medico e viceministro – scrive – che non darò tregua a tutti coloro che vogliono speculare sulla morte, sul dolore, per riposizionarsi, per acquisire potere, per giocare strategie di potere, per fare affari o solo per mostrarsi mentre la morte incombe in Italia. Lo dobbiamo a tutti coloro che stanno affrontando un dolore che non avevano mai conosciuto. Alle vittime, ai loro familiari. A coloro che ancora si ammaleranno. Quanto sono futili le polemiche, quanto invece è essenziale la verità. La ricerca della verità. Quanto è amara la sensazione che mentre i generosi stanno sul campo, gli approfittatori si nascondono per avere un qualcosa in più che forse nella vita non sarebbero mai riusciti ad ottenere se non per disgrazie altrui”.

“Mi lasciano i loro cellulari, i loro messaggi, mi affidano parole per i loro cari, se non dovessero farcela. Come in guerra – si legge nel messaggio dell’amico e collega medico a Sileri – Non capiscono, stanno bene, hanno il telefono in mano e stanno parlando con familiari od amici, poi d’improvviso tutto precipita. Hanno paura, piangono, gli dico di respirare, di calmarsi, gli stringo la mano, prima di addormentarli. Mi dicono ‘ma io ho appena preso casa per mia figlia, ho il mutuo’. Gli prometto che riferirò i loro pensieri alle mogli, ai mariti, alle figlie, ai figli. A coloro che amano e che forse non rivedranno più. Pierpaolo, quante ne abbiamo passate insieme, tu lo sai, ma ora è diverso. Non eravamo preparati a questo dolore immenso. Non così”.

“Io piango, non lo avevo mai fatto prima, è il nostro lavoro, tu lo sai bene, devi stare concentrato, freddo o non li salvi. Li accarezzo, rimango vicino a loro durante la notte, non riesco a staccarmi, dobbiamo salvarli tutti. L’altro giorno, a casa, è tornata mia moglie, ha aperto il cancello. La conosci, corre subito dai bambini, ma non si apriva la porta di casa. Sono uscito fuori, nel nostro piccolo giardino, era seduta a terra. Piangeva, ci siamo guardati, non potevo abbracciarla – racconta ancora il medico a Sileri – Conosci le procedure, doveva spogliarsi, disinfettarsi, farsi la doccia. Era lì che piangeva e non potevamo abbracciarci, anche lei è piena di messaggi da consegnare. Come tutti noi e gli infermieri. Non eravamo preparati per tutto questo dolore”.

“Non eravamo pronti per tutto questo – concorda il viceministro – O forse siamo pronti per cambiare ogni giorno futuro che vivremo per renderlo straordinario e felice. Cominciando da oggi, lo dobbiamo a noi per consolare le lacrime dei medici e degli Infermieri, delle loro famiglie versate fino ad oggi. Le lacrime dei familiari delle vittime”.