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Coronavirus: dai tumori al cuore, per pandemia -12% diagnosi e -30% visite

Roma, 9 feb. (Adnkronos Salute) – Non solo Covid. L’emergenza sanitaria ha colpito duro tutto il ‘sistema salute’ italiano: non solo con la saturazione degli ospedali, dei reparti di terapia intensiva e la gestione domiciliare dei contagiati meno gravi, ma ha letteralmente ‘tagliato’ l’accesso alle cure per altre malattie come quelle oncologiche, cardiologiche e respiratorie. Cifre che oggi restituiscono una situazione allarmante: rispetto a un anno fa sono ‘saltati’ il 12% delle nuove diagnosi, il 30% delle visite specialistiche, il 10% dei nuovi trattamenti e il 22% degli esami diagnostici. La fotografia arriva da uno studio di Iqvia – provider di dati, analisi, consulenza e innovazione in campo farmaceutico – con il contributo non condizionante di Farmindustria. Studio che sarà aggiornato ogni 3 mesi grazie a un Osservatorio ad hoc.

Nel dettaglio: in ambito oncologico si è osservata una contrazione significativa di accesso alle diagnosi e alle cure. Nel periodo del primo lockdown si stimano circa 18mila diagnosi posticipate. Il parziale recupero nei mesi estivi non ha compensato il calo: a ottobre complessivamente sono state fatte 30mila diagnosi di tumore in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, nei primi 10 mesi 2020, si rileva la diminuzione delle richieste di screening per tumore al seno (-7%), ai polmoni (-10%) e al colon (-10%). Inoltre si rileva la contrazione delle nuove diagnosi per tumore (-11%), degli inizi trattamento (-14%), degli interventi chirurgici (-17%) e dei ricoveri (-14%).

Per quanto riguarda le principali patologie respiratorie e cardiometaboliche, si rileva – sempre nei primi 10 mesi del 2020 – una contrazione significativa delle nuove diagnosi (-521mila pari a un calo del 12%), dell’inizio di nuovi trattamenti (-277mila, -10%), delle visite specialistiche (-1,5 milioni, -30%) e delle richieste di esami (-2.415.000, -22%). Stesso discorso sul fronte delle patologie respiratorie (Bpco/asma), con un calo significativo delle nuove diagnosi (Bpco meno 62mila, asma meno 158mila), dei nuovi trattamenti (-46mila, -124mila), degli invii allo specialista (-123mila, -129mila) e delle richieste di spirometria (-108mila, -127mila). Il calo evidenziato durante il primo lockdown si è mantenuto anche nel periodo successivo.

In ambito cardiovascolare (fibrillazione atriale/scompenso cardiaco), si rileva una contrazione significativa delle nuove diagnosi (fibrillazione atriale -18mila, scompenso cardiaco -44mila), dei nuovi trattamenti (-4mila, -29mila), degli invii al cardiologo (-81mila, -248mila) e delle richieste di Ecg (-64mila, -180mila). La leggera ripresa dopo il lockdown non ha compensato le perdite.

“Istituzioni, imprese del farmaco, attori della filiera, enti di ricerca, medici e altri operatori sanitari – commenta Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – hanno dato vita a una partnership pubblico-privato sinergica sia nel nostro Paese sia in campo internazionale”.

“Grazie al contributo di tutti non solo è stata garantita ai pazienti la continuità delle cure, ma si sono anche unite le forze nella ricerca globale sui vaccini – oggi ne sono in sviluppo oltre 230 – e su terapie specifiche anti-Covid. Dall’emergenza, che ha avuto serie conseguenze anche per chi soffriva di altre patologie, è nato un modello di cooperazione innovativo. Ed è importante – osserva – che questo modello possa diventare un pilastro di un metodo nuovo di confronto per l’innovazione. Per prendersi cura sempre più e sempre meglio del paziente, rafforzando sia il sistema ospedaliero sia la rete dell’assistenza territoriale, grazie a tecnologie digitali, telemedicina, home therapy”.