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Coronavirus: controllare pandemia con App sul telefonino, studio su ‘Science’

Roma, 31 mar. (Adnkronos Salute) – Controllare la trasmissione del coronavirus con un’App sul telefonino, per tracciare i contatti dei soggetti positivi o sospetti. Lo studio dei dell’Università di Oxford, ispirato al modello Corea e anticipato nei giorni scorsi dall’AdnKronos Salute, è stato pubblicato oggi su ‘Science’, e i risultati vengono utilizzati già da gruppi internazionali per sviluppare App di tracciamento mirate a rallentare la trasmissione e a semplificare la ripresa delle attività dopo il lockdown.

Il team di ricercatori medici e bioeticisti dell’Università di Oxford ha messo a disposizione i risultati ottenuti e, insieme a numerosi partner internazionali, tra cui Nhsx – un’unità congiunta composta da team di NHS England, del Dipartimento della Salute del Regno Unito e del Norwegian Institute of Public Health (FHI) – sta valutando lo sviluppo di App mobili per tracciare i contatti dei soggetti infettati o sospetti. Queste App mobili potrebbero aiutare a rallentare in modo significativo la velocità di trasmissione e aiutare i Paesi a riprendere le attività in modo sicuro, allentando gradualmente le restrizioni.

“Abbiamo bisogno di un’App sugli smartphone per supportare i servizi sanitari a controllare la trasmissione del coronavirus, indirizzare gli interventi e proteggere le persone – commenta Christophe Fraser del Big Data Institute dell’Università di Oxford – L’analisi suggerisce che circa la metà delle trasmissioni si verificano nella fase iniziale del contagio, prima che si manifestino i sintomi. I nostri modelli matematici evidenziano anche che i tradizionali approcci di tracciamento dei contatti forniscono dati incompleti e non riescono a tenere il passo con questa pandemia”.

Ma l’App di tracciamento “può anche aiutarci a uscire dall’isolamento – assicura Fraser – Se sappiamo di non essere stati in contatto con qualcuno infetto, possiamo lasciare la nostra casa in sicurezza, pur proteggendo i nostri cari ed evitando la diffusione del virus nella nostra comunità”.