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Coronavirus: Burioni, ‘primi dati da Israele molto incoraggianti’ su efficacia vaccini

Roma, 22 gen. (Adnkronos Salute) – “In questo momento il Paese più avanti nelle vaccinazioni è Israele, e non vi nascondo che ogni mattina io osservo i dati che provengono da quel Paese per trovare qualche spunto. Chiaramente ancora è troppo presto per trarre conclusioni certe, ma iniziano ad arrivare dati che – pur parziali, pur incompleti, pur ben lontani da essere conclusivi – sembrano molto incoraggianti”. Lo sottolinea Roberto Burioni, virologo dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, su ‘Medical Facts’, facendo il punto su quello che sta succedendo in Israele, “in questo momento un laboratorio a cielo aperto che studia l’efficacia dei vaccini”.

L’ultimo dato analizzato da Burioni è “quello che riguarda i sanitari israeliani. Come sapete, i sanitari sono da un lato quelli più esposti al contagio, dall’altro i primi a essere vaccinati. In Israele la loro vaccinazione è iniziata il 20 dicembre, per cui possiamo immaginare che qualcuno di loro possa avere raggiunto l’immunità, almeno parziale”.

Il virologo posta un grafico con i casi registrati ogni giorno in Israele e le giornate di lavoro perse dai medici. “Le due curve nella prima ondata vanno insieme, nella seconda sono profondamente separate. Posto che correlazione non significa rapporto di causa-effetto – spiega – siamo autorizzati a sperare che questo calo possa essere dovuto al fatto che i medici sono i primi a risentire in modo benefico dell’effetto protettivo della vaccinazione, tenendo conto che generalmente dal contagio alla malattia, e quindi alla perdita di giornate di lavoro, passano 5-7 giorni. Niente di sicuro, ma un motivo concreto per essere molto cautamente ottimisti. Incrociamo le dita”.

“Gli studi clinici hanno dimostrato, in un piccolo campione di persone – ricorda Burioni in premessa – che i vaccini Pfizer e Moderna diretti contro Covid-19 sono sicuri ed efficaci. Ma cosa sta succedendo nel mondo reale? Con molte milioni di dosi somministrate, possiamo dire che la sicurezza è stata confermata. Le reazioni avverse gravi sono state rarissime (intorno a 6 per milione) – evidenzia – e prontamente trattate hanno permesso a chi ne aveva sofferto di non riportare conseguenze permanenti e di ritornare entro pochissimo tempo alla vita normale. Sotto questo punto di vista possiamo tirare un sospiro di sollievo. E credetemi: non è poco”.

“Per quanto riguarda l’efficacia, invece – prosegue – ci vuole più tempo. Il vaccino offre la sua completa protezione 7 giorni dopo la seconda dose, il che significa 28 giorni dalla prima dose per Pfizer e 35 giorni dalla prima dose per Moderna. Dagli studi clinici sembra che una protezione, difficile da quantificare, sia presente anche 12-15 giorni dopo la prima dose per entrambi i vaccini”.