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Con “Pro Job” il lavoro è possibile anche col tumore

Nel 2013 in Italia 366 mila nuove diagnosi della malattia: il 20% perde il lavoro

pobrane (1)Solo il 7,8% ricorre al part time. Francesco De Lorenzo, Presidente AIMaC: “i malati e i familiari che li assistono vogliono continuare a essere parte attiva della società, ma pochi usano le norme che salvaguardano l’occupazione. È essenziale promuovere la loro inclusione nel mondo produttivo”. 

Meno redditi e più costi. È la sintesi dell’impatto del tumore sulla situazione economica dei pazienti. Il 78% dei malati oncologici infatti ha subito un cambiamento nel lavoro in seguito alla diagnosi: il 36,8% ha dovuto fare assenze, il 20,5% è stato costretto a lasciare l’impiego e il 10,2% si è dimesso o ha cessato l’attività (in caso di lavoratore autonomo). Pochi conoscono e utilizzano le tutele previste dalle leggi per facilitare il mantenimento e il reinserimento: solo il 7,8% ha chiesto il passaggio al part-time, un diritto di cui è possibile avvalersi con la Legge Biagi, poco meno del 12% ha beneficiato di permessi retribuiti (previsti dalla Legge 104/1992), il 7,5% ha utilizzato i giorni di assenza per terapia salvavita e il 2,1% i congedi lavorativi.

“Secondo il sondaggio Piepoli-AIMaC, il 91% delle persone malate vuole continuare a lavorare ed essere parte attiva della società – spiega il prof. Francesco De Lorenzo, presidente AIMaC (Associazione Italiana Malati di Cancro) -. I dati dell’indagine Censis-FAVO evidenziano però che le forme di gestione flessibile per conciliare lavoro e cure oncologiche sono ancora poco note e non influiscono in modo significativo sulla vita dei molti pazienti coinvolti. Ciò spiega la grande difficoltà di contemperare le esigenze produttive con quelle legate alla cura. Questa situazione interessa anche i cosiddetti ‘caregiver’, cioè familiari o amici che assistono i malati in modo continuativo.

Per colmare questo vuoto, nasce ‘Pro Job: lavorare durante e dopo il cancro – Una risorsa per l’impresa e per il lavoratore’, un progetto dell’AIMaC, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, la Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e l’Istituto Nazionale Tumori del capoluogo lombardo. È importante che Pro Job venga adottato dal maggior numero possibile di realtà imprenditoriali”. Il progetto è stato presentato all’Università degli Studi di Milano nel convegno “Lavorare durante e dopo il cancro”, che apre gli eventi legati alla IX Giornata Nazionale del Malato Oncologico (l’edizione di quest’anno sarà celebrata all’Auditorium della Conciliazione di Roma, dal 16 al 18 maggio, con manifestazioni a partire da oggi).

Il convegno è stato aperto dal Magnifico Rettore dell’Università di Milano, prof. Gianluca Vago. Partecipano, fra gli altri, Michele Tiraboschi, professore di diritto del lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore del Comitato Scientifico di ADAPT (Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del Lavoro e le Relazioni Industriali), Marco Pierotti, Direttore scientifico della Fondazione INT di Milano, e i rappresentanti di Enel e Elior Ristorazione per il confronto con il mondo delle imprese. Nel 2013 in Italia si sono registrate 366mila nuove diagnosi di  tumore. E sono circa 700mila le persone con diagnosi di cancro in età produttiva. “Pro Job – sottolinea Elisabetta Iannelli, segretario della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – mira a promuovere l’inclusione dei pazienti oncologici nel mondo delle imprese, a sensibilizzare i dirigenti perché creino per i malati condizioni ottimali nell’ambiente di lavoro, ad agevolare i dipendenti che hanno parenti colpiti da tumore a conservare l’impiego grazie alle tutele giuridiche vigenti e a disincentivare il ricorso inadeguato a procedure per fronteggiare le difficoltà determinate dalla patologia. L’obiettivo finale del progetto è quello di rendere l’azienda consapevole dei bisogni emergenti dell’organizzazione e dell’individuo per rispondervi in modo adeguato, tempestivo e in autonomia recuperando, altresì, professionalità preziose che altrimenti rischiano di andare perso con conseguente danno per la produttività dell’impresa”. Pro Job ha vinto il prestigioso premio “Sodalitas Social Innovation”, programma per migliorare la capacità progettuale delle organizzazioni del terzo Settore e favorire partnership innovative fra profit e non profit promosso da Fondazione Sodalitas.

“Evidenze scientifiche dimostrano che il lavoro aiuta a guarire e a seguire meglio i trattamenti – continua il prof. Francesco Cognetti, presidente di ‘Insieme contro il Cancro’ -. Ma servono nuovi strumenti per non escludere i malati dal mondo produttivo. Dall’estremo della perdita dell’occupazione alla perdita forzata di giornate o di ore, è evidente che, malgrado gli sforzi di adattamento dei pazienti, si entra in una fase di non facile conciliazione tra condizione di salute e lavoro. È essenziale che il mondo delle imprese comprenda che i malati oncologici possono e devono lavorare, ma non necessariamente come prima della diagnosi. Il tumore è ormai da tempo una patologia di massa con rilevanti impatti sociali sulla vita delle persone e delle comunità coinvolte. È una patologia dagli effetti prolungati nel tempo e, malgrado l’universalità dell’accesso alle cure del Servizio sanitario, determina costi economici significativi che pazienti e familiari devono affrontare in parte anche direttamente di tasca propria e che comunque incidono sulla loro condizione socio-economica”. È scarso il ricorso agli strumenti legislativi e regolatori anche da parte dei ‘caregiver’: il 26% utilizza i congedi lavorativi e solo il 7% le varie forme di tempo parziale, verticale e orizzontale, con riduzione proporzionale dello stipendio, previsto dai commi 2 e 3, art. 12 bis D. Lgs. 61/2000 . “L’azienda in grado di sviluppare il progetto Pro Job – conclude il prof. Michele Tiraboschi – potrà valorizzare il proprio capitale umano permettendo, da un lato, ai dipendenti malati di cancro di recuperare parte del proprio benessere attraverso il reinserimento occupazionale e di ritrovare velocemente motivazione, impegno e capacità produttiva, dall’altro ai lavoratori familiari di un paziente di continuare il proprio lavoro, senza rinunciare all’assistenza del malato, avvalendosi del part time. Tutto ciò a beneficio sia del lavoratore che dell’azienda”.

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