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Con il Covid crollano le altre vaccinazioni nonostante qualche caso di successo – Lo speciale

(Adnkronos) – “Nonostante l’emergenza Covid, e contrariamente a quanto è accaduto in Italia, nella Asl Rm1 abbiamo aumentato il numero delle vaccinazioni esavalente, anti-rotavirus e contro il virus Hpv rispetto al 2019. Mentre nel resto del Paese si registrava un crollo delle coperture vaccinali e delle somministrazioni, noi le abbiamo incrementate del 10 per cento, unica eccezione per il vaccino MPR (morbillo – parotite – rosolia) che ha subito un leggero calo.

Covid next step: abbiamo il vaccino ma le altre vaccinazioni? Lo speciale

Risultati resi possibili grazie a una circolare della Regione Lazio con la quale, nel febbraio 2020, veniva sdoganata definitivamente la co-somministrazione del vaccino rotavirus ad altri vaccini, tra cui il vaccino anti-meningococco B. Ma numeri formidabili li abbiamo registrati anche con la campagna di vaccinazione antinfluenzale. Il Covid non ci ha fermati. Ora, però, occorre migliorare l’anagrafe vaccinale e il calendario delle vaccinazioni deve essere più chiaro: così si aiuterebbero le famiglie e l’organizzazione dei centri stessi”. Così Antonietta Spadea, Direttrice della UOC Accoglienza, Tutela e Promozione della Salute e coordinatrice della campagna vaccinale presso la Asl Roma 1, in occasione del webinar “Covid Next Step: abbiamo il vaccino, ma le altre vaccinazioni?” talk online promosso e organizzato da Fare comunicazione, con il contributo incondizionato di Gsk, sul tema delle vaccinazioni oscurate dalla pandemia.

“È vero, in tutta Italia c’è stato un calo delle vaccinazioni – ha confermato Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto – una novità che, soprattutto nella prima fase dell’emergenza sanitaria, ci ha colto impreparati. Addirittura, qualche Regione ha bloccato i centri vaccinali, in maniera un po’ ardita”. A Taranto e in Puglia, invece, sono sempre stati aperti “come se fossimo in condizioni normali – ha ammesso Conversano –. Nessun problema per quanto riguarda le vaccinazioni nei primi due anni di vita. L’impatto del Covid, semmai, si è fatto sentire sulle vaccinazioni dell’adolescente. Per chi – come me – vaccinava nelle scuole contro il papilloma virus e la meningite, la chiusura degli edifici scolastici è stata un problema enorme. E i problemi li abbiamo riscontrati anche sul fronte richiami, soprattutto nella prima fase”. Così in Puglia “per tutta l’estate abbiamo adottato azioni molto decisive – ha aggiunto – dall’aumento dell’orario di apertura dei centri all’individuazione di altre strutture che avessero gli spazi adeguati a poter rispettare tutte le norme di sicurezza anti-contagio. Risultato? Anche a Ferragosto abbiamo lavorato a pieno regime pur di recuperare quasi tutte le vaccinazioni non effettuate a causa della quarantena. In quel momento il Covid faceva meno paura. E poi avevamo il personale in più arrivato per far fronte all’emergenza sanitaria. Durante la seconda ondata, invece, eravamo più preparati. Siamo riusciti a gestire meglio la paura che avevano le persone di recarsi in una struttura sanitaria”.

“Ci siamo accorti che degli 8 centri vaccinali nel territorio della Asl Rm1 – ha affermato Spadea – due avevano implementato il numero delle seconde e terze dosi mentre gli altri 6 avevano registrato un lieve calo. Il motivo? Una questione di organizzazione. I due centri avevano ottenuto quel buon risultato perché dal momento in cui i genitori entravano con il bambino nel centro vaccinale, il personale confermava loro i tre appuntamenti successivi. E questa pratica ha funzionato. Le famiglie, anche durante il lockdown più duro, e nonostante le misure restrittive anti-contagio, si sono recate nei centri vaccinali per far fare ai loro bambini anche la seconda, la terza e la quarta dose, senza problemi. Così, dal giugno scorso, anche gli altri sei centri si sono organizzati in questo modo”.

Sull’importanza di definire bene gli intervalli necessari tra una vaccinazione e l’altra, come accade in altri Paesi, Conversano non ha dubbi: “È fondamentale – ha ammesso – innanzitutto per il personale addetto alla vaccinazione. Faccio un esempio: tra la vaccinazione Covid-19 e le altre ci deve essere un intervallo di 15 giorni, come raccomanda l’Ecdc. Nel modulo di consenso informato della vaccinazione Covid, invece, viene chiesto alla persona se ha fatto un’altra vaccinazione nelle quattro settimane precedenti, quando poi le indicazioni dicono che due settimane sono più che sufficienti tra una vaccinazione e l’altra. Così come è fondamentale il rispetto de tempi dei richiami”.