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Come combattere il dolore che diventa malattia

Gli anestesisti in congresso a Pordedone si concentrano sui problemi e le possibili soluzioni

C_0_articolo_486140_listatakes_itemTake_0_immaginetakeCirca il 20% della popolazione italiana, 12 milioni di individui, soffre di dolore cronico di varia origine (oncologica e non) con una ricaduta pesante sia dal punto di vista sociale che economico. Ogni anno si perdono circa un miliardo di ore lavorative e si spendono due miliardi per prestazioni sanitarie e farmaci.

I problemi che nascono dal dolore e le nuove soluzioni farmacologiche oggi a disposizione, sono stati  al centro del prologo del XII ACD-SIAARTI, iniziato il 19 settembre a Pordenone  e che si concluderà il 21 settembre. Si tratta di una sessione speciale del Congresso centrato sul temaQuando il dolore diventa malattia“. La tavola rotonda è stata moderata dal dottor Carlo Gargiulo, noto non solo come clinico ma anche come divulgatore per le sue frequenti partecipazioni a trasmissioni televisive e radiofoniche di argomento medico.

“Per tanti anni il dolore è stato considerato semplicemente un sintomo – ha spiegato la professoressa Flaminia Coluzzi, Anestesia e Rianimazione all’Università La Sapienza di Roma – Quando però diviene cronico e perde la sua funzione fisiologica di campanello d’allarme, rivelatore di altre patologie o comunque di minacce a danno dell’organismo, il dolore si trasforma in una vera e propria malattia, che va prevenuta, per quanto possibile, e poi senz’altro curata, come prescrive la Legge 38 del 2010″.

La scienza farmacologica oggi mette a disposizione soluzioni innovative, in grado di agire in maniera duplice: bloccare la trasmissione della sensazione dolorosa e, in contemporanea, potenziare i meccanismi fisiologici attraverso i quali l’organismo modula il dolore. In tal senso il tapentadolo, molecola all’avanguardia, ha di fatto inaugurato una nuova classe di farmaci che consentono un approccio complessivo alla problematica del dolore cronico. I passi avanti della ricerca dovrebbero portare presto alla preparazione e commercializzazione di nuovi farmaci in grado di contrastare il dolore cronico e aiutare i pazienti, anche quelli più gravi.