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Clima: allarme andrologi, ‘ogni grado in più rischio per fertilità maschile’

Roma, 9 nov. (Adnkronos Salute) – In Italia gli ultimi dati Istat certificano, con poco più di 400mila nati nel 2020, il declino demografico del Paese e la colpa potrebbe essere anche del riscaldamento globale: “Ogni grado in più rischia di ridurre la fertilità maschile”. A lanciare l’allarme in occasione della Cop26 in corso a Glasgow è la Società italiana di andrologia (Sia).

Il numero medio degli spermatozoi degli uomini – rilevano gli andrologi – oggi è dimezzato rispetto a quarant’anni fa e un italiano su 10 è ormai infertile. Un effetto che potrebbe dipendere anche dal cambiamento climatico. E’ infatti noto – ricorda la Sia – che l’aumento della temperatura danneggia l’apparato riproduttivo maschile, molto più di quello femminile: in alcune specie animali, un incremento di pochi gradi delle temperature esterne può arrivare a dimezzare la fertilità e gli esperti temono che questo stia avvenendo anche per l’uomo.

“Gli studi sugli animali – spiega Alessandro Palmieri, presidente Sia e professore di Urologia all’Università Federico II di Napoli – per esempio su farfalle e coleotteri, mostrano che l’aumento delle temperature sta probabilmente contribuendo all’estinzione di alcune specie perché l’apparato riproduttivo maschile e gli spermatozoi in particolare sono molto sensibili al caldo. In alcuni casi la produzione di spermatozoi è stata vista calare di 3 quarti e la capacità di fecondazione è crollata: solo un terzo degli spermatozoi resta vitale, la maggioranza muore prima di arrivare a fecondare il gamete femminile. Per di più gli effetti negativi si tramandano anche sulla prole eventualmente generata che risulta meno fertile, con un 25% di riduzione delle capacità riproduttive”.

Anche l’esposizione dei maschi al calore durante l’età dello sviluppo – rimarcano gli andrologi – compromette la capacità riproduttiva una volta diventati adulti, in varie specie animali: il risultato è, di nuovo, un calo netto delle possibilità riproduttive. L’uomo ha certamente più sistemi di protezione per il suo apparato riproduttivo, ma i sospetti di un effetto decisamente negativo da parte del cambiamento climatico sulla fertilità sono ormai quasi una certezza anche per la nostra specie.

“L’aumento di un grado della temperatura ambientale – avverte Fabrizio Palumbo, responsabile scientifico Sia – accresce di 0,1 C° la temperatura scrotale che può compromettere la fertilità. Nell’uomo per esempio stiamo assistendo a una progressiva riduzione del volume dei testicoli, al punto che i parametri di ‘normalità’ sono già stati rivisti al ribasso. L’involuzione della fertilità maschile pare ormai un dato di fatto, ma incolpare solo il fumo, i contaminanti chimici o le infezioni sessuali sembra riduttivo: l’ambiente incide non poco e non solamente per i lavoratori a rischio. E’ infatti ormai accertato che un’esposizione professionale alle alte temperature come quella dei cuochi o dei saldatori può compromettere la fertilità, qualcosa di analogo accade pure se soltanto i testicoli sono esposti a un calore più elevato, come succede nei camionisti o negli autisti che passano molto tempo seduti oppure in chi tiene il portatile a lungo sulle ginocchia. Abbiamo motivo di credere, perciò, che un incremento delle temperature esterne generalizzato possa incidere sulla fertilità di uomini predisposti: il riscaldamento globale può contribuire a una riduzione degli spermatozoi e anche a un peggioramento della loro qualità”.

“Il surriscaldamento globale – conclude dunque Ilaria Ortensi, membro comitato esecutivo Sia – va aggiunto a contaminanti chimici, radiazioni e smog fra i fattori ambientali che possono alterare la fertilità in maniera permanente”.