Vai al contenuto

Chirurgia plastica, tutte le novità per l’aumento del seno: il trapianto di grasso la più promettente

 

Cicatrici invisibili, risultato naturale e nessuna complicazione: è quello che cercano le donne insoddisfatte del proprio décolleté che si rivolgono a un chirurgo plastico. Oggi le nuove tecniche promettono di soddisfare tutti questi desideri, ma ci vuole cautela. «Tutte le novità hanno bisogno di essere supportate da studi clinici e scientifici seri che ne confermino la validità e la sicurezza» premette Giovanni Botti, presidente di Aicpe, Associazione italiana chirurgia plastica estetica . Prudenza è insomma la parola d’ordine, anche se durante il Congresso internazionale sulla Chirurgia estetica della mammella di Salò, organizzato da Villa Bella Clinic con il patrocinio di Aicpe, sono emerse novità importanti per il futuro dell’intervento di chirurgia plastica più eseguito in Italia, la mastoplastica additiva.

Dopo lo scandalo delle protesi Pip, riempite con silicone non medicale, e lo stop all’indicazione per l’aumento del seno del gel Macrolane, in quanto rendeva le indagini radiologiche meno precise, le tecniche di mastoplastica additiva sono state esaminate sotto la lente d’ingrandimento dai 150 medici presenti, tra i migliori in Italia e nel mondo: «Attualmente la scelta, dopo una indispensabile valutazione radiologica preoperatoria, è fra le protesi, ovviamente di qualità adeguata e, quando è possibile, il trapianto di grasso prelevato da altre regioni del corpo – afferma Botti -. Quest’ultimo è un intervento in grado di offrire risultati entusiasmanti, specie se preceduto da un’espansione delle mammelle con uno speciale reggiseno a pressione negativa, chiamato Brava, che permette di aumentare insieme al volume e quindi allo spazio disponibile, anche la vascolarizzazione delle mammelle e quindi l’attecchimento del grasso. Purtroppo però in molte donne che desiderano un seno più voluminoso non è presente grasso in quantità sufficiente ad offrire un aumento adeguato». Il trapianto di grasso si è rivelata una tecnica efficace non solo per interventi a scopo estetico, ma anche ricostruttivo, anche se i risultati dipendono dalla tecnica e dall’esperienza del chirurgo: «I chirurghi di fama mondiale intervenuti al corso hanno dimostrato che, se disponibile, il grasso può servire anche per ricostruire interamente una mammella amputata a causa di un cancro o per correggere difetti particolari, quali irregolarità di forma e pieghe cutanee dovute, ad esempio, alla presenza di una protesi troppo superficiale» dice il presidente di Aicpe.

Restano però da sciogliere ancora alcuni dubbi: «Il ruolo delle cellule staminali ricavate dal grasso non è ancora completamente chiarito, sia per quanto riguarda l’eventuale interferenza con la crescita tumorale, che per quanto concerne il migliore attecchimento del trapianto, sebbene finora i riscontri sembrino positivi – precisa Botti -. Tutti i convenuti sono stati concordi nell’affermare che nella maggior parte dei casi un solo trapianto di grasso non è sufficiente per ottenere il risultato desiderato, ma ne occorrono diversi, in alcuni casi anche 4 o 5».

E per il futuro non mancano le novità. La più curiosa riguarda nuove protesi, non ancora disponibili nella pratica clinica, da riempire in gel di silicone una volta collocate nel seno, come già si fa da molti anni con le protesi da gonfiare con acqua. «Il gel di silicone ha una consistenza più naturale e la possibilità di inserire la protesi sgonfia dovrebbe permettere di fare incisioni molto più piccole e poi di dare alle mammelle una forma più naturale. Ma per ora si tratta solo di sperimentazioni» puntualizza Botti. La sicurezza sembra essere  dunque il punto principale: «Rivolgersi a un chirurgo plastico “vero”, con una specializzazione adeguata ed esperienza nel settore non è solo consigliato, ma addirittura stabilito dalla legge 5 giugno 2012 n.86 che è appena entrata in vigore».