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CBD e memoria

Il declino cognitivo, termine scientifico usato per rappresentare il fenomeno che comporta la perdita della memoria, è un disturbo molto diffuso nelle persone con più di 50 anni. Capita a tutti di dimenticarsi di qualcosa sul tavolo della cucina prima di uscire per andare a lavorare, o di ripetere qualcosa che si è appena detto. Immaginate ora però di farlo per più volte al giorno.

Il timore di sviluppare condizioni di questo tipo (alzi la mano chi ha subito pensato a malattie molto conosciute come la demenza senile o l’alzheimer), è diffuso, soprattutto per quelle persone con incidenza familiare attuale o passata. Ecco perché aumentare le conoscenze sul CBD, a cui recenti studi in campo neurologico hanno riconosciuto un ruolo attivo nel campo della neuroprotezione, aiuta a capire gli effetti sulla memoria e sul mantenimento dell’attività neuronale. 

Il CBD è utile per preservare la memoria? 

Cannabidiolo, meglio conosciuto come CBD, è un cannabinoide naturale presente nella cannabis con funzioni non-psicoattive. La pianta della marijuana è in grado di produrre centinaia di composti, circa 400, ma non tutti risultano essere unici e peculiari come la cannabis. Solo la metà di questi risultano però essere specifici della pianta della marijuana o della canapa, e tra questi vi rientra sicuramente il CBD, a cui spesso vengono associate proprietà mediche e terapeutiche. La qualità più importante di questa sostanza è che non risulta essere psicoattiva, ossia non agisce sui processi psichici, o in soldoni, non produce l’effetto “sballo”tipico dell’HTC. Il CBD in termini di alterazione mentale e sensoriale è totalmente inerte.  

Le ricerche dicono che la marijuana ha effetti sulla memoria nel breve periodo, ma questi effetti sono imputabili al THC e non al CBD. Nonostante ciò, alcuni studi sostengono che l’assunzione regolare e a basso dosaggio di THC è in grado di migliorare le funzioni cognitive. Quello che invece sappiamo sugli effetti prodotti dal CBD, è che produce una risposta diversa nel sistema nervoso centrale rispetto al THC, e partecipa all’attività neuroprotettiva, utile soprattutto nei casi di patologie neurodegenerative come l’alzheimer, che portano alla perdita graduale della memoria. 

Inoltre, sappiamo che il CBD favorisce la neurogenesi, ossia la crescita e lo sviluppo dei neuroni. Questo tipo di attività riduce i rischi di deterioramento delle funzioni cognitive , e in base a test effettuati sui topi, il CBD sarebbe in grado di invertire gli effetti dei deficit cognitivi

 

CBD e gli effetti sulla memoria nella cura delle dipendenze.

In aggiunta alle pubblicazioni menzionate prima, tra le quali troviamo quelle che hanno studiato gli effetti positivi del CBD sia sulla schizofrenia che sulle patologie neuroinfiammatorie, una recente ricerca ha suggerito che il CBD possa avere un ruolo nel trattamento delle dipendenze, proprio grazie agli effetti che produce sulla memoria. 

Lo studio sostiene che la sostanza produce un effetto di rottura e riconsolidamento della memoria in relazione alle esperienze legate alla dipendenza. Questo comporta un’attenuazione dei ricordi contestuali inerenti alle esperienze di abuso di sostanze cha causano dipendenza e una riduzione del rischio di ricaduta. Per definire la dipendenza spesso vengono usati termini quali abuso, uso eccessivo e simili, ma se andiamo ad analizzare il processo che porta al superamento di questa condizione, scopriamo che questo dipende in larga parte dalla memoria. Chi soffre di dipendenza ricollega in pratica l’utilizzo della sostanza a determinate esperienze, e quando queste risultano ricorrenti, la memoria amplifica il bisogno di quella sostanza in quel particolare momento. In questo quadro, l’uso del CBD si è dimostrato utile per minimizzare questo collegamento tra uso della sostanza e ricordo di una determinata esperienza. 


In conclusione, allo stato attuale, nonostante gli effetti che promuovono la neurogenesi e la limitazione della deterioramento cognitivi in pazienti affetti da malattie neuro-degenerative, non ci sono prove a sufficienza che possano farci affermare che l’uso di CBD possa invece produrre effetti positivi sulla memoria di un soggetto le cui attività mentali non siano pregiudicate. Quello che c’è di certo è che questa sostanza non ha effetti deleteri sulla memoria come molti ancora credono.