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Cardiopatici e dolore: arriva il progetto “CardioPain”

L’iniziativa, che ha avuto il plauso ufficiale dell’Agenzia Italiana del Farmaco

farmaci_antinfiammatori1Attenzione all’impiego di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) nei soggetti cardiopatici: un’indicazione chiara e semplice da riportare sulla scheda di dimissione ospedaliera di questi pazienti, quando tornano in carico al proprio medico di famiglia. Così il progetto “CardioPain in Roccadaspide…l’isola che c’è”, avviato nello scorso mese di settembre, presso il nosocomio afferente all’ASL di Salerno, sta riducendo l’uso improprio di FANS in chi soffre di patologie cardiache. L’iniziativa, che ha avuto il plauso ufficiale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, ha permesso all’ospedale di Roccadaspide di ridurre ricoveri per scompenso e riacutizzazione della malattia cardiovascolare, indotti dall’utilizzo degli antinfiammatori. Sollevando l’attenzione di medici e pazienti, il progetto si sta diffondendo in tutta Italia (è stato recentemente mutuato dalla Regione Piemonte) e oggi è stato presentato e discusso in un incontro che ha visto coinvolto il gotha della cardiologia campana.

“L’obiettivo è portare CardioPain a un livello di applicazione che coinvolga l’intera Regione Campania”, dichiaraRaffaele Rotunno, Direttore U.O. Cardiologia – UTIC Roccadaspide e responsabile del progetto. “L’iniziativa è nata a partire da alcune considerazioni: l’indice di anzianità della popolazione è in crescita, le patologie prevalenti con l’invecchiamento sono quelle cerebro-cardiovascolari e quelle degenerative osteoarticolari, spesso concomitanti. Da qui alcune domande cruciali: i farmaci con cui curiamo il dolore osteoarticolare interferiscono con i farmaci con cui curiamo cuore e arterie? Possono danneggiare il sistema cardiovascolare? Oggi il dolore negli anziani si cura nel 75% dei casi con FANS o COXIB, esplicitamente controindicati nelle patologie cardiache dalla letteratura scientifica e dalla nota AIFA n. 66. CardioPain vuole sensibilizzare i medici e i loro assistiti sul fatto che èimpossibile curare adeguatamente cuore e arterie senza limitare l’impiego degli antinfiammatori. Il progetto ha un risvolto etico, perché migliora la gestione dei pazienti, e uno economico, perché si riducono visite e ricoveri evitabili”.

Secondo l’ultimo rapporto OSMED, quasi il 4% dei soggetti a rischio cardiovascolare fa un uso improprio di FANS, assumendoli per oltre 90 giorni all’anno; in Campania, tale percentuale supera il 5%. Il fenomeno, che riguarda la popolazione in generale non solo i cardiopatici, in questa categoria di pazienti è particolarmente allarmante. “Gli antinfiammatori possono essere dannosi per tutti”, precisaBruno Trimarco, Direttore DAI Cardiologia, Cardiochirurgia ed Emergenza Cardiovascolare, Università Federico II Napoli. “Non bisogna abusarne, perché hanno delle controindicazioni: bloccano la produzione di alcune prostaglandine importanti per la circolazione renale o hanno un effetto nefrotossico. Nei pazienti con insufficienza cardiaca il problema è accresciuto dal fatto che questi individui hanno già una comprom issione della funzione renale, il 30% presenta ipertensione, il 20% soffre di cardiopatia ischemica e il 40% ha sia ipertensione sia cardiopatia. Molti sono diabetici, quindi particolarmente fragili. Per questi soggetti, in cui l’assunzione di farmaci che interferiscono con la funzione renale potrebbe avere un effetto devastante, l’uso dei FANS andrebbe escluso”.

A fronte di questa situazione, il progetto CardioPain è stato accolto con vivo interesse dai cardiologi intervenuti all’incontro di oggi. “Si tratta di un’iniziativa con un forte impatto sia dal punto di vista educativo sia da quello clinico”, evidenzia Pasquale Perrone Filardi, Direttore Scuola Specializzazione Malattie Cardiovascolari Università Federico II Napoli. “È fondamentale che i pazienti ricevano informazioni puntuali sui rischi associati a questa categoria di farmaci, molto diffusi, anche perché possono essere dispensati senza prescrizione medica. I FANS possono aumentare il rischio di eventi cardiovascolari ischemici, soprattutto nei soggetti portatori di patologia coronarica. Ben vengano, quindi, progetti utili a sensibilizzare i malati circa il corretto impiego di questi medicinali, che andrebbero utilizzati per il minor tempo possibile e sotto stretto controllo medico”.

Illustrate le ragioni del progetto e i rischi associati all’impiego dei farmaci antinfiammatori, resta da capire quale sia, allora, la terapia d’elezione per il trattamento del dolore osteoarticolare e delle altre forme di dolore cronico, per le quali si fa ancora spesso erroneamente ricorso ai FANS, tanto da porre l’Italia tra i primi Paesi al mondo nell’impiego di questi farmaci.

Curare il dolore cronico con gli antinfiammatori è inappropriato, inefficace, potenzialmente dannoso e costoso in tutti i pazienti, compresi i cardiopatici”, chiarisce Arturo Cuomo, Direttore S.C. Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori “Fondazione G. Pascale” Napoli, referente scientifico del progetto CardioPain. “Nonostante il nostro Paese sia ancora fanalino di coda in Europa circa il loro utilizzo, gli oppioidi sono la sola terapia appropriata. Parlando di appropriatezza il riferimento va immediatamente alla Legge 38/2010, che impone a noi medici di trattare adeguatamente il pazienze che soffre. Utilizzare il farmaco antinfiammatorio per un dolore cronico è una malpractice con specifici risvolti medico-legali: non risponde alle indicazioni degli Enti Regolatori ( nota AIFA n. 66) ed essendo una misura inappropriata, disattende i principi della Legge 38/2010. Con CardioPain, avendo coinvolto anche i medici di famiglia e i farmacisti del territorio, il nostro auspicio è di monitorare nel tempo l’andamento del consumo di oppioidi e di antinfiammatori nei pazienti cardiopatici e nella popolazione generale, sperando di poter assistere a un’inversione di tendenza”.