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Cancro ovarico: una proteina potrebbe inibirlo

 

Un’equipe di ricercatori dell’Università di Chicago, guidati dallo studioso Ernst Lengyel, ha individuato l’esistenza di una relazione tra le cellule adipose e quelle carcinogene. Nello specifico si è scoperto come le cellule adipose incentivino la diffusione e la proliferazione di quelle malate, fornendogli il nutrimento necessario per duplicarsi. Per giungere a questa conclusione, il team ha condotto degli esperimenti in laboratorio, focalizzando l’attenzione su un particolare tipo di tumore, quello ovarico. Spesso questo tipo di melanoma da origine a quello dell’omento, che supera in dimensioni il precedente, a causa dello strato adiposo che ne incentiva la diffusione. Ciò accade, spiega il professor Lengyel perché “questo tessuto adiposo, che è straordinariamente ricco di lipidi ad alta densità energetica, agisce come trampolino di lancio e fonte di energia per la diffusione probabilmente letale del cancro ovarico”.  E aggiunge: “le cellule che compongono l’omento contengono l’equivalente biologico del carburante. Nutrono le cellule cancerose, permettendo loro di moltiplicarsi rapidamente. Ottenere una migliore comprensione di questo processo potrebbe aiutarci a imparare a distruggerlo”. Secondo le statistiche, questo tipo di melanoma rappresenterebbe la quinta causa di morte per la popolazione femminile colpita da cancro, ma da oggi si aprono nuovi orizzonti per le terapie curative. Stando ai risultati ottenuti, infatti, il processo di proliferazione potrebbe essere interrotto inibendo l’azione della proteina di acidi grassi vincolanti denominata FABP4. In questa maniera, hanno sottolineato gli studiosi, verrebbe meno il collegamento tra le cellule di grasso e quelle tumorali, arrestando il processo di sviluppo. Dunque, conclude Lengyel, “la FABP4 emerge come un bersaglio eccellente nel trattamento della diffusione dei tumori intra-addominali, che preferenzialmente producono metastasi al tessuto adiposo, a partire da ovaie, stomaco e  colon”.