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Aspirina: i mille volti di un farmaco

La ricerca studia anche l’utilità nella prevenzione dei tumori

pobraneL’acido acetilsalicilico si conferma ancora oggi il farmaco più studiato e ricco di grandi sorprese. Dall’azione antidolorifica, antinfiammatoria e antipiretica, alla prevenzione cardio-oncologica. L’acido acetilsalicilico, universalmente  noto come Aspirina, rappresenta uno dei principi attivi più utilizzati nella storia della medicina: da più di un secolo, infatti, viene impiegato come antinfiammatorio, antidolorifico e antipiretico. Dagli anni ’70, poi, l’attenzione della comunità medico scientifica si è concentrata sugli effetti d’inibizione dell’aggregazione piastrinica, ed i conseguenti vantaggi in termini di prevenzione cardiovascolare con regimi terapeutici a basso dosaggio (75/100 mg al dì).

Ora, il medesimo farmaco utilizzato nella prevenzione cardiovascolare, sta dimostrando un’efficacia, ipotizzata già alcuni anni fa ma che ora trova conferme crescenti, anche nel campo della prevenzione dei tumori, soprattutto quelli del tratto gastrointestinale(cancro del colon retto, dell’esofago e dello stomaco).

I dati a supporto di questa tesi sono frutto di analisi retrospettive condotte su studi dedicati alle patologie cardiovascolari, nei quali i pazienti assumevano il farmaco a lungo termine. Perché l’aspirina a basso dosaggio possa avere un’indicazione specifica per la prevenzione oncologica è necessario avere conferme da studi clinici mirati che possano dire con certezza quali tumori, in  quali soggetti, a quali dosaggi e per quanto tempo sia necessario somministrare il farmaco per avere effetti di protezione oncologica.

Durante il VII Congresso regionale della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) Toscana, svoltosi recentemente a Empoli, questo tema è stato dibattuto in modo approfondito, partendo proprio dall’illustrazione dei dati ottenuti negli studi realizzati, e in corso di realizzazione, sui pazienti che assumono aspirina a basso dosaggio come prevenzione cardiovascolare, verificando l’effetto protettivo nei confronti di alcuni tumori.

“Dalla revisione della letteratura internazionale si è visto che l’effetto preventivo sulle patologie oncologiche si ottiene con l’assunzione giornaliera di aspirina a basso dosaggio per un periodo prolungato – ha dichiarato il dottor Andrea  Salvetti, Medico di Medicina Generale presso l’ASL 9 di Grosseto, Presidente SIMG Grosseto –  L’assunzione anche continuativa per i primi tre anni non determina differenze significative. Ma dopo 5 – 10 anni si è osservata una riduzione del 30-35% dei casi di tumore del colon retto, della mammella e della prostata, soprattutto nei soggetti tra i 50 e i 65 anni. Non solo, altro dato molto interessante riguarda il possibile beneficio in termini di riduzione della frequenza delle metastasi.”

“Al momento, però – continua il Dottor Salvetti – per l’aspirina a basso dosaggio gli enti regolatori non hanno ancora approvato l’indicazione specifica alla prevenzione oncologica. Per questo è necessario realizzare studi su ampie popolazioni di pazienti. Per quanto ci riguarda, la nostra società scientifica (SIMG) ha una banca dati chiamata Health Search, cui afferiscono di più di 700 medici di medicina generale da cui derivano i dati presentati. In occasione del nostro Congresso Regionale della Toscana abbiamo proposto di realizzare un ulteriore studio retrospettivo per valutare se ci siano variazioni significative nell’incidenza di alcune patologie tumorali nei pazienti che assumono in maniera continuativa aspirina a basso dosaggio, (75/100 mg al dì) per 5/10 anni ”.

Se dal 2013 le Linee Guida Statunitensi ed Europee si sono dichiarate concordi riguardo l’utilità di aspirina a basso dosaggio nei pazienti a rischio cardiovascolare elevato in prevenzione primaria,  l’eventuale conferma del beneficio oncologico potrebbe, in futuro, ampliare l’utilizzo anche per i pazienti a rischio cardiovascolare moderato. Un altro beneficio importante, che verrebbe dalla conferma dei dati attuali, è che la consapevolezza di attuare una doppia prevenzione – cardiovascolare e oncologica – con un singolo farmaco, potrebbe migliorare notevolmente l’aderenza alla terapia dei pazienti. Un aspetto, questo, sempre cruciale nei trattamenti a lungo termine.

 

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