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ASCO 2016, linfomi: studio mostra efficacia di obinutuzumab

post_58266e2763e8477bb85627fe13e35a3d_635103313300698000Sono stati comunicati i risultati positivi dello studio registrativo di fase III, GALLIUM, nei pazienti non precedentemente trattati affetti da linfoma follicolare, la forma più comune di linfoma non-Hodgkin indolente (a crescita lenta). Lo studio ha confrontato l’efficacia e la sicurezza di obinutuzumab più chemioterapia (CHOP, CVP o bendamustina) seguito da obinutuzumab in monoterapia, con rituximab più chemioterapia seguito da rituximab in monoterapia.

I risultati dell’analisi ad interim hanno dimostrato che il trattamento con obinutuzumab ha ridotto significativamente il rischio di peggioramento della malattia o di mortalità (sopravvivenza libera da progressione, PFS, secondo le valutazioni dello sperimentatore) rispetto al trattamento con la terapia standard, rituximab.

Gli eventi avversi, sia con obinutuzumab sia con rituximab, sono stati in linea con quelli osservati in precedenti studi clinici in cui ciascun farmaco è stato combinato con varie chemioterapie.

I dati dello studio GALLIUM saranno presentati ad un prossimo congresso scientifico e sottoposti alle autorità sanitarie per l’iter di approvazione.

I pazienti affetti da linfoma follicolare hanno bisogno continuamente di nuove e più efficaci opzioni terapeutiche iniziali perché questa malattia diventa sempre più difficile da trattare ad ogni recidiva“, ha spiegato Sandra Horning, MD, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “GALLIUM è il secondo studio in cui obinutuzumab mostra una sopravvivenza libera da progressione, superiore a rituximab combinando ciascun farmaco con la chemioterapia“.

Nel primo confronto testa a testa di obinutuzumab e rituximab, lo studio CLL11, condotto su pazienti affetti da leucemia linfatica cronica precedentemente non trattata e comorbilità, la combinazione obinutuzumab più clorambucile ha prolungato significativamente la PFS rispetto al trattamento con rituximab più clorambucile (PFS mediana 26,7 mesi vs. 14,9 mesi, rispettivamente; HR = 0,42; 95% IC, 0,33-0,54; p<0,0001).[1] I più comuni eventi avversi di obinutuzumab più clorambucile sono stati: reazioni all’infusione, bassa conta leucocitaria, bassa conta piastrinica, bassa conta eritrocitaria, febbre, tosse, nausea e diarrea.

Informazioni sullo studio GALLIUM
GALLIUM (NCT01332968) è uno studio globale a due bracci, randomizzato, in aperto, multicentrico, di fase III, disegnato a valutare l’efficacia e la sicurezza di obinutuzumab più chemioterapia, rispetto a rituximab più chemioterapia, seguito da obinutuzumab o rituximab in monoterapia per un massimo di due anni. Le chemioterapie utilizzate sono state CHOP, CVP o bendamustina, secondo la scelta di ciascun centro di studio partecipante.

Hanno partecipato a GALLIUM, 1.401 pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin indolente (iNHL) non precedentemente trattato, di cui 1.202 pazienti erano affetti da linfoma follicolare.

L’endpoint primario dello studio era la PFS valutata dallo sperimentatore in pazienti affetti da linfoma follicolare; gli endpoint secondari includevano la PFS valutata dal comitato di revisione indipendente (IRC), la PFS nella popolazione globale dello studio (iNHL), il tasso di risposta (risposta globale, ORR; risposta completa, CR), la sopravvivenza globale (OS), la sopravvivenza libera da malattia (DFS) e la sicurezza. Lo studio GALLIUM è condotto in collaborazione con il Gruppo tedesco di studio del linfoma indolente (GLSG, Germania), il Gruppo di studio di ematologia e oncologia della Germania dell’est (OSHO, Germania) e l’Istituto nazionale britannico della ricerca sul cancro (NCRI; Regno Unito).

Obinutuzumab
Obinutuzumab è un anticorpo monoclonale ingegnerizzato disegnato per legarsi al CD20, una proteina presente solo sulle cellule B. Obinutuzumab colpisce e distrugge in modo mirato le cellule B sia direttamente, sia attraverso il sistema immunitario dell’organismo.

Obinutuzumab, è attualmente approvato in più di 60 Paesi in combinazione con clorambucile, per le persone affette da leucemia linfatica cronica precedentemente non trattata. L’approvazione è basata sullo studio CLL11, il quale ha evidenziato miglioramenti significativi con obinutuzumab più clorambucile in diversi endpoint clinici, tra cui la sopravvivenza libera da progressione (PFS), il tasso di risposta globale (ORR), il tasso di risposta completa (CR) e la malattia minima residua (MRD) in un confronto testa a testa con rituximab più clorambucile.

Inoltre, obinutuzumab è stato recentemente approvato dalla FDA statunitense in combinazione con bendamustine seguito da obinutuzumab in monoterapia per i pazienti con linfoma follicolare che non hanno risposto o sono andati in progressione dopo un trattamento con rituximab.

Tale approvazione si è basata sui dati dello studio GADOLIN che mostrano un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione con obinutuzumab rispetto al trattamento con sola bendamustine.

I risultati dello studio GADOLIN, sono stati oggetto della richiesta di commercializzazione sottomessa alle autorità sanitarie di tutto il mondo.

Recentemente, in Europa, il Comitato europeo per i medicinali per uso umano (CHMP) ha dato parere positivo per l’uso di obinutuzumab in combinazione con la chemioterapia bendamustine seguito da obinutuzumab in monoterapia per i pazienti con linfoma follicolare che non abbiano risposto, o che abbiano avuto una progressione di malattia, durante o fino a sei mesi dopo il trattamento con rituximab o un regime terapeutico con rituximab.

Obinutuzumab continua ad essere testato nell’ambito di un ampio programma clinico che comprende lo studio di fase III GOYA. Lo studio GOYA analizza il confronto tra obinutuzumab e rituximab più chemioterapia CHOP nel linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) in prima linea. Ulteriori studi di combinazione su obinutuzumab con altri farmaci approvati o sperimentali, tra cui le immunoterapie e gli inibitori di piccole molecole, sono in programma o in corso in diverse forme di tumori del sangue.

Linfoma follicolare
Il linfoma follicolare, la forma più comune di linfoma non-Hodgkin indolente (a crescita lenta) pari a circa un caso ogni cinque di linfoma non-Hodgkin (NHL)[2] ed è considerato incurabile e la recidiva è fattore comune. Si stima che, nel mondo, a più di 75.000 persone ogni anno venga diagnosticato il linfoma follicolare.[3]

Roche in ematologia
Per più di 20 anni Roche ha sviluppato farmaci che hanno ridefinito il trattamento nell’ematologia.
Oggi, con ingenti investimenti, Roche vuole portare trattamenti innovativi alle persone colpite da malattie del sangue.
In aggiunta ai farmaci già approvati: rituximab; obinutuzumab e venetoclax (in collaborazione con AbbVie), la pipeline Roche include farmaci sperimentali come atezolizumab; un anticorpo coniugato anti-CD79b (polatuzumab vedotin/RG7596) e una small molecule antagonista dell’MDM2 (idasanutlin/RG7388).
L’impegno di Roche per lo sviluppo di nuove molecole in ematologia si arricchisce con la sperimentazione di emicizumab (ACE910), trattamento per l’emofilia A,.

Roche
Roche è un gruppo internazionale pionieristico nella farmaceutica e nella diagnostica dedicato al progresso della scienza per migliorare la vita delle persone. Roche è la più grande azienda biotech al mondo con un portafoglio davvero diversificato di medicinali in oncologia, immunologia, malattie infettive e sistema nervoso centrale. Roche è anche leader mondiale nella diagnostica in vitro, nella diagnostica oncologica su tessuti ed è all’avanguardia nella gestione del diabete. L’unione degli elementi di forza della farmaceutica e della diagnostica all’interno della stessa organizzazione ha portato Roche a essere leader nella medicina personalizzata, una strategia che mira a fornire il trattamento più appropriato per lo specifico paziente nel miglior modo possibile.
Fondata nel 1896, Roche continua a ricercare migliori soluzioni per prevenire, diagnosticare e trattare le malattie e dare un contributo sostenibile alla società. Ventinove farmaci sviluppati da Roche compaiono negli elenchi dei medicinali essenziali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità tra cui farmaci oncologici, antimalarici e antibiotici salvavita. Roche è stato riconosciuto Gruppo Leader per la sostenibilità nel settore Farmaceutici, Biotecnologie & Scienze della Vita secondo gli Indici di Sostenibilità Dow Jones per sette anni consecutivi.

Il Gruppo Roche ha sede centrale a Basilea, in Svizzera, ed è attivo in oltre 100 paesi.
Nel 2015 il Gruppo Roche contava oltre 91.700 addetti nel mondo, ha investito 9,3 miliardi di franchi svizzeri in R&amp;S e registrato un fatturato pari a 48,1 miliardi di franchi svizzeri. Genentech, negli Stati Uniti, è una società interamente controllata del Gruppo Roche. Roche è l&#39;azionista di maggioranza di Chugai Pharmaceutical, Giappone.
Ulteriori informazioni sul sito www.roche.com

Roche in Italia
Il Gruppo Roche è presente in Italia dal 1897. Oggi è attivo con le sue due competenze, quella farmaceutica rappresentata da Roche S.p.A. e quella Diagnostica, rappresentata da Roche Diagnostics S.p.A. Roche S.p.A. produce e commercializza prodotti farmaceutici ed è la prima azienda in Italia in oncologia ed ematologia e per il trattamento dell’artrite reumatoide, con un’importante presenza in immunologia e sistema nervoso centrale. Tra la sede di Monza e lo stabilimento produttivo di Segrate (Milano) oggi Roche S.p.A. conta 1.138 dipendenti.

Roche Diagnostics S.p.A. – è leader della diagnostica in vitro, con un portafoglio prodotti unico.

Grazie all’attività svolta da più di 500 collaboratori tra dipendenti ed agenti fornisce un ampissimo range di prodotti e servizi innovativi rivolti a ricercatori, medici, pazienti, ospedali e laboratori.