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Artrosi, tutto colpa delle proteine

L’artrosi è una malattia che colpisce oggi in Italia circa il 25 % della popolazione oltre i 65 anni e, dato non trascurabile, il 15 % della popolazione adulta, ovvero con più di 20 anni. Per il Veneto i dati che emergono dallo Studio Progetto Veneto Anziani sono paragonabili a quelli nazionali: l’artrosi della mano colpisce il 20% della popolazione over 65, quella del ginocchio il 19% e quella dell’anca l’11%. Un gruppo di ricercatori americani, in gran parte appartenenti alle Università di Stanford e Harvard, con il contributo di un solo europeo, il professor Leonardo Punzi, direttore delle Reumatologia dell’Università di Padova, ha individuato il meccanismo più probabile che causa l’insorgenza dell’artrosi. L’importante scoperta, pubblicata recentemente sulla prestigiosa rivista «Nature Medicine», apre nuovi e impensabili scenari nella terapia di questa diffusissima malattia, che rappresenta la causa più frequente di disabilità nella popolazione. Lo studio ha dimostrato il ruolo centrale di un complesso di proteine presenti fisiologicamente nel nostro organismo, chiamato complemento, che sono coinvolte nella protezione da agenti batterici, immunitari e tumorali. Nel caso dell’artrosi, responsabile sarebbe un’eccessiva attivazione del complemento, che a sua volta scatenerebbe la produzione di numerose sostanze lesive per la cartilagine articolare.  Questo meccanismo, osservato dapprima nei liquidi articolari di pazienti affetti da artrosi iniziale, è stato poi  confermato negli animali. Gli animali che subiscono un danno articolare, anche traumatico, sviluppano le prime lesioni articolari in presenza di complemento normale o attivato. Se invece questo sistema è assente o bloccato da sostanze che lo inibiscono, allora l’artrosi non si sviluppa oppure rallenta la sua evoluzione. Gli aspetti più interessanti di questa scoperta riguardano la dimostrazione del ruolo determinante dell’infiammazione nell’artrosi e, soprattutto, l’accesso a nuove e più efficaci prospettive terapeutiche.