Vai al contenuto

Artroscopia della caviglia, ortopedici di tutto il mondo a lezione dal dott. Lijoi

Il direttore dell’U.O. di Ortopedia-Traumatologia dell’Ausl di Forlì, nell’ultimo mese, è stato invitato a illustrare l’esperienza forlivese in Argentina e Gran Bretagna.

Artroscopia della caviglia, ortopedici di tutto il mondo a lezione dal dott. Francesco Lijoi. Il direttore dell’U.O. di Ortopedia-Traumatologia dell’Ausl di Forlì, nell’ultimo mese, è stato, infatti, invitato a importanti consessi scientifici internazionali per illustrare l’esperienza forlivese in questo campo: in novembre, ha partecipato al 5° “Curso de Artroscopia de Rodilla y Tobilla” promosso a Buenos Aires (Argentina) dal prestigioso Centro de Artroscopia Jorge Batista, mentre a inizio dicembre è volato a York, in Gran Bretagna, per fare da relatore e istruttore al selezionato corso sull’artroscopia della caviglia organizzato dal prof. Niek VanDijk, massimo esperto mondiale nel settore e chirurgo di riferimento di molti celebri calciatori, come Cristiano Ronaldo. In entrambi i casi, il dott. Lijoi è stato l’unico italiano chiamato come esperto.

«Al congresso di Buenos Aires, oltre a me, sono stati invitati, in qualità di relatori, altri tre professionisti stranieri: il dott. Peter De Leew, olandese, il dott. Christian Ortiz, cileno, e il dott. Pau Golanò, spagnolo – spiega il dott. Lijoi – si trattava di un congresso internazionale, con professionisti provenienti da tutto il Sudamerica. Nel corso dei lavori, ho tenuto quattro relazioni, uno sull’artroscopia del ginocchio e tre su quella della caviglia, soffermandomi sul trattamento delle lesioni legamentose, della cartilagine, e di alcuni tipi di fratture; in particolare, oltre a una revisione critica delle varie metodiche, mi è stato chiesto di mostrare le tecniche praticate dalla mia equipe a Forlì». Il dott. Lijoi è stato, infatti, il primo chirurgo italiano a cimentarsi nella chirurgia artroscopica della parte posteriore della caviglia, appresa 12 anni fa in Olanda. «Attualmente  pratichiamo entrambe le tecniche artroscopiche, sia quella anteriore sia quella posteriore, operando con incisioni cutanee minime e mediante sonde ottiche – illustra il direttore – si tratta di una metodica non semplice, soprattutto per la parte posteriore». Fra i suoi maestri c’è lo stesso inventore dell’artroscopia posteriore della caviglia, il prof. Niek VanDijk. «Ricevere da lui in persona l’invito a partecipare come tutor e relatore al suo corso, organizzato in Inghilterra, è stato per me un grande onore, anche perché in questo ruolo eravamo appena in quattro, compreso il prof. VanDijk – commenta il direttore –. L’iniziativa si è articolata sia in lezioni pratiche, con interventi su cadavere, sia teoriche, compresa la discussione di casi clinici. Il livello è stato molto alto, e la platea estremamente selezionata: appena 20 i chirurghi ammessi, da tutto il mondo; nel mio gruppo, ad esempio, ero istruttore di due colleghi israeliani, di un indiano, un norvegese, e un ucraino».

A ulteriore dimostrazione dell’eccellenza raggiunta dal centro forlivese nell’artroscopia della caviglia,nei giorni scorsi anche due ortopedici olandesi, il dott. Van Der Krans e il dott. Onderwatersi sono recati all’ospedale “Morgagni-Pierantoni” per ricevere maggiori ragguagli su questa tecnica. «Ogni anno effettuiamo poco meno di una cinquantina di artroscopie della caviglia – spiega il dott. Lijoi – di solito, vi si ricorre nel caso di dolori e/o gonfiori, quindi per problemi tendinei, di cartilagine, ossei; prima, il paziente, dopo traumi o distorsioni, si rassegnava a convivere col male, non trovando una soddisfacente soluzione medica. Adesso, si può fare molto, compreso il trapianto di cellule cartilaginee dallo stesso paziente e l’innesto di materiali sintetici, detti “scaffold”, cioè impalcatura, utilizzati nelle lesioni più gravi e capaci di “guidare” il riformarsi della cartilagine e dell’osso, il tutto con ottimi risultati».

L’esperienza nella chirurgia della caviglia è stata oggetto, inoltre, dell’intervento tenuto dall’equipe dell’unità forlivese in occasione del corso annuale della Società Emiliano-romagnola Triveneta di Ortopedia e Traumatologia, presieduto e ideato dallo stesso dott. Francesco Lijoi. «Era la prima volta che il corso si teneva a Forlì, e abbiamo voluto proporre una formula innovativa, con poche relazione pre-ordinate e ampio spazio per la discussione di casi clinici – dichiara il direttore – ai partecipanti, infatti, è stato chiesto di effettuare un’analisi comparata di tutto ciò che la letteratura medica riporta circa i risultati delle diverse tecniche relative a fratture di clavicola, omero, gomito, parte alta del femore, ginocchio e caviglia, individuando quelle che danno gli esiti migliori così da avere indicazioni utili nel lavoro di tutti i giorni». «E’ stata un’operazione nuova, mai tentata prima – prosegue il dott. Lijoi – il bilancio è più che positivo: al corso hanno partecipato un centinaio di professionisti, tutti medici, e sono stati messi a fuoco alcuni punti fermi, su cui tutta la letteratura è concorde, ad esempio, la necessità di intervenire sulla frattura di femore nel minor tempo possibile, come avviene qui a Forlì, dove circa l’80% dei casi è operato entro le 48 ore, o, per quanto riguarda lacaviglia, di occuparsi anche di alcune lesioni oggi trascurate ma il cui trattamento è, invece, fondamentale per il buon esito finale». Allo stesso modo, il convegno è servito per mettere in discussione quelle che sembravano certezze. «E’ il caso della frattura della clavicola – afferma il direttore – è emerso, infatti, che, in diversi casi, non c’è alcuna indicazione a favore dell’assoluto bisogno di operare e, qualora vi sia necessità di intervento, la pratica di osteosintesi con placche è superiore a altre tecniche chirurgiche». A effettuare questo lavoro di meta-analisi sono state le equipe di 5 Università (Modena, Parma, Ferrara, Udine e Trieste), più quella dell’U.O. di Ortopedia-Traumatologia dell’Ausl di Forlì, a ulteriore dimostrazione dell’impegno scientifico e non solo clinico della struttura diretta dal dott. Lijoi.

Argomenti