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Sale alla sbarra, medici Milano ‘consumi sopra soglia e rischi, va processato’

Milano, 28 feb. (Adnkronos Salute) – I lombardi ne consumano 9 grammi al giorno, l’Organizzazione mondiale della sanità chiede di restare sotto i 5. I medici meneghini hanno deciso: “Portiamo il sale in tribunale”. Sarà un vero e proprio processo – con tanto confronto fra pm e avvocati difensori, e sentenza pronunciata al termine della ‘requisitoria’ – quello che si terrà domani, mercoledì 1 marzo alle 17, in Aula Magna dell’università degli Studi di Milano. Alla sbarra un imputato eccellente: il sale, appunto. Noto al mondo per insaporire i cibi, è stato accusato di mettere in pericolo ogni giorno molti dei nostri organi vitali – cuore, reni, cervello – e quindi la nostra salute.

Dopo un inquadramento storico filosofico del caso presentato da Elio Franzini, Magnifico Rettore dell’Università Statale, e una riflessione su quanto il sale fa parte delle nostre vite e dei nostri gesti senza che neppure ce ne accorgiamo, il pubblico ministero Nunzia Gatto (avvocato generale presso la corte d’appello di Milano) esaminerà i reati compiuti dal sale in molti secoli di storia, mentre gli avvocati Ilaria Li Vigni e Giorgia Andreis difenderanno l’imputato, rappresentato per l’occasione dallo chef Federico Trobbiani. Grazie ai consulenti del Tribunale e a testimoni e consulenti di parte, e naturalmente alla giuria, sarà presa una decisione definitiva. Il verdetto è atteso in serata, a pronunciarlo sarà il presidente del Tribunale ordinario di Milano, Fabio Roia. Sarà un processo ‘pubblico’. L’evento, infatti, è aperto a tutti i cittadini.

Ma chi ha portato il sale in tribunale? “Ebbene si, siamo stati noi – spiega in una nota Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Milano – Troppe le denunce e i reati commessi in questi anni, dove si è sempre più fatto spazio nella nostra cucina, ma soprattutto nei cibi confezionati. Siamo certi che sarà un processo equo. Noi non speriamo in una condanna all’ergastolo, semmai in una pena educativa, che lo costringa a limitarsi e gli impedisca di troppo nuocere”.