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Accesso alla contraccezione moderna, Italia fanalino di coda

 

Ma nell’educazione sessuale siamo, a sorpresa, tra gli stati virtuosi

imagesL’Italia si colloca al terzultimo posto nella classifica europea per l’accesso alla contraccezione moderna. Prima è la Germania (73%), poi i Paesi Bassi (69%) e la Francia (67%). In tema di salute e diritti sessuali e riproduttivi siamo, quindi, ancora lontani dai migliori, ma recuperiamo posizioni (quinto posto) nella graduatoria dedicata all’educazione sessuale tra i giovani. 

Non male – sottolinea il professor Emilio Arisi, presidente della Società Medicina Italiana della Contraccezione per un Paese che è tra i pochi a non avere l’educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole. Questo grazie all’impegno di noi ginecologi e di insegnanti e volontari che danno il loro contributo con iniziative nelle scuole, ma soprattutto grazie al progetto ‘Scegli Tu’ promosso dalla SIGO, che dal 2005 fornisce sostegno e supporto ai giovani”.

La consapevolezza sulla disponibilità dei metodi contraccettivi moderni rimane, però, ancora molto bassa. “La pillola viene scelta nell’86% dei casi per la sicurezza – aggiunge la professoressa Valeria Dubini, vice presidente Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani – ma siamo lontani dai Paesi virtuosi nei dati di utilizzo: in Italia solo il 16,2% delle donne la usa regolarmente, contro il 41,5% della Francia”. Sono alcuni dei risultati dell’indagine “Barometer of women’s access to modern contraceptive choice in 10 EU Countries”, presentata a giugno al Parlamento Europeo e di recente al Congresso nazionale SIGO – AOGOI – AGUI che si è svolto a Napoli.

Per migliorare l’accesso alla contraccezione moderna nel nostro Paese i ginecologi dal loro congresso nazionale lanciano un programma in cinque punti: perfezionare la formazione degli specialisti, già a partire dalle Università; introdurre l’educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole; migliorare la situazione qualitativa e quantitativa dei nostri consultori; condividere un’Agenda della Salute per accompagnare le donne nelle diverse età della vita riproduttiva; migliorare l’assistenza post-partum e proseguire sulla strada intrapresa con il calo delle interruzioni volontarie di gravidanza.