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Tumori: in Toscana 66mila cittadini hanno sconfitto la malattia

l_6200_logo-aiomIn Toscana quasi 66mila persone si sono lasciate il cancro alle spalle. Questi pazienti infatti hanno ricevuto la diagnosi da almeno cinque anni e possono essere considerati guariti. Tornano a una vita come prima, agli affetti e al loro lavoro. E sono migliaia, circa 167mila, i cittadini toscani che convivono con il tumore, spesso con una buona qualità di vita grazie a terapie sempre più efficaci.
“La storia naturale di alcune patologie sta cambiando in modo radicale” – afferma il prof. Francesco Di Costanzo, Direttore dell’Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze. “Il melanoma, un tumore della pelle particolarmente aggressivo in fase avanzata- continua l’esperto- ha rappresentato l’apripista di un nuovo approccio, l’immuno-oncologia, con cui viene rinforzato il sistema immunitario contro la malattia. Oggi il 20% dei pazienti è vivo a 10 anni. In questi casi possiamo parlare di cronicizzazione del melanoma. Si tratta di un risultato decisivo, visto che prima dell’arrivo di queste terapie la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%”.
Questo nuovo approccio si sta rivelando efficace anche in patologie frequenti come il cancro del polmone e del rene, che ogni anno nel nostro Paese fanno registrare 41.000 e 12.600 nuove diagnosi. L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha raccolto le testimonianze di 16 pazienti colpiti da tumore nel volume “Si può vincere”, presentato oggi a Firenze, la prima di un tour nazionale di 10 tappe con il coinvolgimento dei cittadini, delle Istituzioni e delle associazioni dei pazienti.
“Nel libro – continua il prof. Di Costanzo – è raccontata l’esperienza di nove uomini e sette donne che hanno combattuto la lotta contro il cancro. Oggi queste persone convivono con la malattia con una buona qualità di vita e, in alcuni casi, possono affermare di averla definitivamente sconfitta. Ecco perché non possiamo più parlare di male incurabile”.
Il tour di presentazione del volume si inserisce in un’ampia campagna informativa dell’AIOM sull’immuno-oncologia, realizzata grazie al sostegno di Bristol-Myers Squibb. Il libro si divide in due parti, nella prima è analizzata l’evoluzione della cura dei tumori negli ultimi decenni, rispondendo a domande su come sono cambiati i trattamenti, con approfondimenti su chirurgia, chemioterapia, terapie biologiche e radioterapia. È poi descritta la nuova era nel trattamento delle neoplasie rappresentata dall’immuno-oncologia. “La lotta ai tumori – spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione del volume – costituisce una delle priorità del Servizio Sanitario Nazionale per l’elevata incidenza della malattia e per il suo pesante impatto sociale ed economico. Oggi possiamo affermare che il concetto di cancro come ‘male incurabile’ appartiene al passato. Grazie al progresso della scienza, i tumori stanno diventando sempre più una malattia cronica. I dati, le cifre e le scoperte ci dicono che la lotta contro questa patologia, in parte già sconfitta, può segnare quotidianamente punti a favore di chi la combatte. Questo volume raccoglie le preziose testimonianze dei pazienti trattati con una nuova arma, l’immunoterapia. Le loro parole ci trasmettono coraggio, forza e, soprattutto, speranza. È essenziale poter garantire a tutti i pazienti le cure sempre più innovative che la ricerca mette a disposizione. Aspirare a elevati standard di prevenzione e di trattamento non risponde soltanto a ambizioni di progresso tecnologico e scientifico ma anche di civiltà e di democrazia. Affrontare il tema della salute significa confrontarsi con le aspettative e le attese di milioni di malati, immedesimarsi con i loro disagi quotidiani e difendere la loro qualità di vita”.
“Si può vincere” (ed. Guerini, pp.170, a cura di Mauro Boldrini, Sabrina Smerrieri, Paolo Cabra) è nelle librerie al prezzo di 14,50 euro e i proventi delle vendite sono destinati alla Fondazione AIOM. “Dobbiamo potenziare i nostri sforzi e la capacità di coordinare e sostenere l’attività di prevenzione e di assistenza – continua il Ministro Lorenzin nella prefazione. “È necessario innanzitutto agire per contenere l’impatto dei tumori con interventi di prevenzione primaria e secondaria. È poi indispensabile collegare in rete i diversi sistemi assistenziali, garantendo un’offerta adeguata sul territorio e realizzando la presa in carico globale della persona nei suoi bisogni sanitari, sociali e relazionali”. “La rete oncologica regionale rappresentata dal nostro Istituto – afferma il prof. Gianni Amunni, Direttore Operativo dell’Istituto Toscano Tumori – è lo strumento con cui sono organizzate in Toscana la prevenzione, la cura e la ricerca in campo oncologico. Un sistema di accessi diffusi nel territorio consente al cittadino di entrare nei percorsi di cura direttamente nel proprio luogo di residenza e di disporre di una valutazione multidisciplinare. Per le patologie tumorali più diffuse la disponibilità di raccomandazioni cliniche condivise e il monitoraggio della reale omogeneità delle procedure permettono di garantire al cittadino la gestione appropriata della malattia nelle strutture oncologiche presenti nel territorio toscano. Questo criterio ha fatto crescere l’intero sistema e ha consentito di raggiungere risultati importanti in termini di qualità dell’assistenza. La rete garantisce non solo equità, prossimità e appropriatezza delle cure ma anche innovazione e sostenibilità del sistema. La rete toscana è attiva dal 2002 e, insieme a quella piemontese, è stata una delle prime nel nostro Paese. Altre realtà sono oggi presenti in Lombardia e Veneto. Discussione e condivisione delle esperienze e senso di appartenenza sono elementi essenziali per il buon funzionamento di questi network”.
“La malattia mi ha costretto a fermarmi, ad attribuire agli eventi della vita nuove priorità – spiega Lucia Teresa Benetti, a cui nel 2009 fu diagnosticato un tumore al colon retto. Spesso i pazienti oncologici tendono a nascondersi perché temono di essere additati. Io ho voluto guardare in faccia il tumore e, con l’aiuto dei clinici, della mia famiglia e della ricerca scientifica, oggi posso raccontare in prima persona la mia esperienza”. Un vissuto che Lucia Teresa Benetti ha voluto raccogliere nel libro “Non sempre vince Golia” (Edizioni Erasmo). “Scrivere questa sorta di ‘diario di bordo’ ha rappresentato un atto terapeutico – conclude Benetti -. Ho annotato le paure, le ansie e le speranze. E ho avuto la fortuna d’incontrare medici e personale sanitario eccezionali. È importante per il paziente trovarsi di fronte a clinici che ti aiutano a guarire e che continuano a vedere in te una persona e non un caso o, peggio, una cartella clinica”.