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Tumori alla prostata e al fegato, a Chieti eseguiti i primi interventi con il robot

Chirurghi all’opera con il robot all’ospedale di Chieti. Sono stati eseguiti i primi interventi con la sofisticata tecnologia installata a gennaio, che apre nuovi scenari nel campo della chirurgia oncologica grazie a un livello di precisione millimetrica non raggiungibile dalla mano umana.Rispettata, fin da questo primo impiego, la caratteristica di multidisciplinarietà del robot, che, com’è noto, può essere utilizzato dagli specialisti in diversi campi.

Il primo intervento è stato eseguito dall’urologo Luigi Schips su un paziente sessantenne affetto da tumore alla prostata, asportata completamente attraverso piccole incisioni effettuate con i bracci del robot, riducendo davvero al minimo l’invasività. «Il paziente sta bene – chiarisce il primario –, ha avuto un decorso post operatorio molto soddisfacente già dal giorno successivo all’operazione, tanto che è stato possibile dimetterlo alla terza giornata di degenza». Tra i vantaggi della metodica, infatti, è indicato proprio il tempo di recupero post operatorio più breve, con conseguente rapida ripresa delle normali attività. Altri interventi con il robot sono già programmati per questa settimana, sempre per l’asportazione di tumori alla prostata.
E’ stata selezionata una donna, invece, di circa cinquant’anni per la prima operazione di chirurgia robotica eseguita da Pierluigi Di Sebastiano, direttore dell’unità operativa di Chirurgia generale a indirizzo oncologico della Asl Lanciano Vasto Chieti: «In collaborazione con il collega Francesco Di Mola abbiamo eseguito una resezione epatica per un angioma – spiega il chirurgo –, un tipo di intervento che si giova in modo significativo della precisione del robot, la nuova frontiera della chirurgia destinata in futuro a un utilizzo sempre più diffuso nei casi complessi, soprattutto nei tumori al pancreas e al fegato». Anche in questo caso l’intervento è perfettamente riuscito e la paziente è tornata a casa dopo tre giorni.

L’intervento eseguito da Di Sebastiano ha rappresentato anche il primo esempio di organizzazione per intensità di cura adottato nel campo della chirurgia oncologica, dove i malati vengono trattati e ricoverati negli ospedali di Ortona e di Chieti a seconda della complessità. Perciò i casi più semplici sono concentrati al “Bernabeo” mentre gli altri, che richiedono un grado diverso di cure, sono ricoverati al “SS. Annunziata”, dove anche una più ricca dotazione di tecnologie e servizi consente di offrire un setting assistenziale adeguato alla patologia.

Una modalità, questa, che permette un’organizzazione ottimale del lavoro e che ha restituito slancio anche all’ospedale di Ortona, dove i numeri della chirurgia sono più che raddoppiati, così come anche il “peso” dei casi trattati.

Entusiasta del modello adottato Di Sebastiano, il quale non manca di sottolinearne le ricadute in termini di qualità dell’assistenza: «Il criterio di differenziare per intensità di cura rappresenta un plus di qualità – ci tiene a dire il chirurgo – sicuramente gradito ai pazienti, e che permette alla nostra organizzazione di raggiungere livelli di efficienza sicuramente apprezzabili. E poi, questo è il futuro, noi cerchiamo di andare in quella direzione».