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Ponte miocardico – anomalia congenita della coronaria – presente in chi è affetto da Tako-Tsubo

La sindrome di Tako-Tsubo, nota anche con il nome di sindrome del “cuore rotto” o “crepacuore” è una disfunzione del cuore che esordisce come un infarto miocardico: simili sono i sintomi, i dati di laboratorio e quelli strumentali. Per una alterazione transitoria del ventricolo sinistro, si verifica una sorta di “stordimento”, di paralisi delle porzioni medie e apicali del cuore tale da far assumere all’organo una caratteristica forma che ricorda quella di un tipico vaso giapponese, il “tako-tsubo ”, utilizzato in Giappone come trappola per polipi.

Nel 90% dei casi colpisce donne tra i 60 e 75 anni, nel momento della loro vita in cui sono più fragili, la menopausa. La sindrome si innesca in questi soggetti a rischio, donne particolarmente ipertese, in genere dopo forti emozioni negative come lutti familiari, stati ansiosi, gravi discussioni, oppure dopo stress psico-fisici rilevanti come un intervento chirurgico. La mortalità ospedaliera è fortunatamente molto bassa e di solito il ventricolo recupera la piena funzionalità entro 2-4 settimane

Il dott. Giuseppe Tarantini, professore aggregato, e il dott. Federico Migliore della Clinica Cardiologica di Padova, diretta dal prof. Sabino Iliceto, hanno scoperto che nell’80% dei casi le donne affette da Tako-Tsubo presentano un’alterazione a livello coronarico nota come ponte miocardico.

L’aver individuato il presupposto anatomico di tale sindrome, un problema congenito coronarico (identificabile con la coronarografia o con la TAC coronarica) apre molti fronti nella comprensione di questo tipo di malattia. E offre risvolti terapeutici semplici per ridurre a zero le recidive, basati su una riduzione della frequenza cardiaca e sulla riduzione degli effetti cardiaci associati ai suddetti stress emotivi.

L’importante scoperta è stata pubblicata recentemente dal gruppo di ricerca in una delle riviste scientifiche internazionali più prestigiose in ambito cardiologico: JACC Cardiovascular imaging.