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Obesità grave: in Italia quasi un milione ne soffrono. La chirurgia bariatrica la soluzione migliore

obesita-fegato-copiaOgni anno in Italia solo 10.000 pazienti affetti da obesità grave scelgono di sottoporsi a un intervento chirurgico risolutore, a fronte del milione di persone che potrebbero registrare un significativo miglioramento della qualità della vita e una netta riduzione delle tante patologie correlate all’eccessivo accumulo ponderale.

È uno tra i dati più significativi emersi nel corso di “It’s time to Act on Obesity!”, workshop al quale hanno partecipato alcuni tra i principali esperti mondiali nella cura di una patologia che, solo in Italia, colpisce una persona su dieci (10%), con un totale di oltre 6 milioni di connazionali costretti a convivere quotidianamente con tutti i disagi che derivano da un abbondante sovrappeso.

A rendere ancora più preoccupante questo scenario sono le prospettive future, secondo le quali più di un terzo dei bambini italiani (36% dei ragazzi e 34% delle ragazze) sono in sovrappeso o obesi, rispetto alla media del 23% dei giovani e il 21% delle giovani degli altri Paesi OCSE, così come ricorda il case study pubblicato  dal “The Economist” dal titolo “Combattere l’obesità in Italia. L’importanza di superare le barriere strutturali e le differenze regionali.”.

A fronte di questo contesto, nel corso dell’evento – organizzato da Johnson & Johnson Medical SpA durante il Congresso Congiunto delle Società Scientifiche Italiane di Chirurgia – è stato fatto il punto della situazione sulle questioni ancora da risolvere e su cosa può essere fatto nel nostro Paese per arginare concretamente la patologia dell’obesità grave.

Secondo quanto emerso nel corso del dibattito, l’obesità è una patologia multifattoriale, la cui insorgenza può essere legata a diverse cause che vanno dalle errate abitudini a tavola, fino ad una significativa riduzione dell’attività fisica quotidiana, o a fattori genetici e ambientali. Una condizione clinica complessa, soprattutto se si considera che l’eccessivo accumulo di adipe, in molti casi, è anche responsabile dello sviluppo di altre malattie correlate come quelle cardiovascolari, cerebrovascolari, il diabete di tipo 2 e alcuni tipi di tumore.

A rendere ancora più ampio questo scenario ci sono le problematiche contro cui si scontra abitualmente un individuo affetto da obesità: i disordini del comportamento alimentare, che alle volte costringono a nutrirsi in modo smodato, stati di inquietudine che possono tradursi in ansia e depressione, disagi psicosociali, che vanno da un calo del rendimento scolastico e professionale fino alla perdita di produttività dovuta

all’assenteismo e alle opportunità non colte. Un insieme di caratteristiche che tendono a ridurre drasticamente, e in modo permanente, la qualità della vita.

Per arginare una malattia così complessa, gli specialisti che hanno animato l’evento odierno hanno convenuto come la chirurgia bariatrica sia il percorso di cura più indicato per il trattamento specifico dell’obesità grave. Un approccio che la comunità scientifica internazionale ha da tempo indicato come l’alternativa terapeutica ottimale per garantire benefici più concreti e duraturi, quali ad esempio la perdita di peso e la significativa riduzione delle complicanze correlate a questa patologia, come l’ipertensione e il diabete di tipo 2.

Un trattamento di cura, quello chirurgico, che potrebbe giovare alla salute fisica e mentale di circa un milione di pazienti italiani costretti a convivere con le numerose difficoltà legate all’eccessivo peso; eppure, di questo campione, solo l’1% decide di sottoporsi ogni anno a un intervento chirurgico, nonostante dal 2007 l’Italia, con 1.064 titoli, sia il terzo Paese al mondo per volume complessivo di pubblicazioni scientifiche sulla chirurgia bariatrica.

Un impegno costante e una professionalità qualificata confluite anche nelle nuove Linee Guida della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle Malattie Metaboliche (S.I.C.OB.), documento che intende supportare nella pratica quotidiana i professionisti e diffondere la cultura specifica della chirurgia dell’obesità in tutti i suoi ambiti di pertinenza.

“In Italia, la Chirurgia Bariatrica ha raggiunto un livello tecnico e qualitativo davvero molto elevato, ma il numero degli interventi effettuati è infinitesimo rispetto alla domanda dei pazienti obesi che ne avrebbero bisogno “, commenta il Prof. Diego Foschi, Professore Ordinario di Chirurgia Generale e Direttore della Scuola di Specializzazione dell’Università degli Studi di Milano. “Dobbiamo considerare gli ostacoli organizzativi e normativi che ancora impediscono il pieno accesso dell’obeso alle cure, dobbiamo mettere al centro della nostra attenzione il paziente e le sue necessità per costruire intorno a lui un efficiente ed efficace processo di presa in carico. E’ un lavoro complesso, che richiede, innanzitutto, un cambiamento culturale e normativo. Il mondo della Sanità, la Politica, le Società Scientifiche devono porsi come scopo la creazione di una rete assistenziale che dia ad ogni obeso una vera risposta d’aiuto. Solo così sarà possibile superare questa emergenza sanitaria”.

Nel corso della giornata i vari esperti coinvolti hanno più volte evidenziato l’importanza nel garantire un approccio multidisciplinare nella presa in carico e nell’individuazione della terapia del paziente obeso. La cooperazione tra le principali figure coinvolte nel processo di cura, come il chirurgo, l’endocrinologo, il nutrizionista e l’epidemiologo, assicurerebbe un più rapido miglioramento delle condizioni di salute.

Uno spirito di collaborazione che ha animato lo stesso workshop, dove hanno partecipato specialisti che operano in settori diversi (es. endocrinologia, chirurgia metabolica, chirurgia generale, ecc.) a conferma di come in Italia si stia diffondendo la consapevolezza dell’importanza dell’approccio multidisciplinare per la somministrazione di un corretto approccio terapeutico.

“L’obesità rappresenta un grande problema non solo per i suoi numeri e gli enormi costi socio-sanitari ma anche e soprattutto per il fatto che su questa malattia persistano tutt’ora idee tanto inesatte quanto diffuse che impediscono lo sviluppo e l’utilizzo di metodi di prevenzione e cura realmente efficaci”, aggiunge il Prof. Francesco Rubino, Direttore della Cattedra di Chirurgia Metabolica e Bariatrica al King’s College di Londra. “Infatti, nonostante le attuali conoscenze scientifiche mostrino chiaramente che il peso corporeo è regolato da un complesso meccanismo biologico solo in piccolissima parte modificabile attraverso la volontà’ dell’individuo, l’idea di obesità’ rimane ancorata al concetto semplicistico e datato che si tratti di un problema causato da eccessiva alimentazione e vita sedentaria. Questi sono certamente fattori di rischio, ma non le cause accertate di questa malattia. Si fa inoltre spesso confusione fra la condizione di semplice sovrappeso, potenzialmente ancora rimediabile con dieta e esercizio fisico, e l’obesità’ severa o associata a sindrome metabolica, condizioni quest’ultime di vera e propria malattia che necessita di cure tempestive ed efficaci, inclusa la chirurgia. Nessuno si sognerebbe di dire che basta smettere di fumare per curare il cancro, o che una parola di incoraggiamento basti a risolvere una depressione severa. L’obesità è quindi un problema tanto grave quanto frainteso. Bisogna sgombrare il campo da idee sbagliate e troppo semplicistiche e lasciare che siano invece le conoscenze scientifiche, non i preconcetti, a guidare le azioni di chi deve trovare una soluzione al problema a livello medico, sociale e politico”.

L’intervento chirurgico, oltre a rappresentare un vantaggio per la salute delle persone affette da peso eccessivo, può rivelarsi un beneficio anche per il Sistema Sanitario Nazionale. Nel corso del workshop odierno, infatti, sono stati presentati alcuni dati dell’European Association for the Study of Obesity (EASO), secondo cui, attualmente, il costo annuale dell’obesità in Italia si aggira intorno ai 9 miliardi di euro, a dispetto del perdurante regime di controllo della spesa che impegna il Paese.

“Le spese che si celano dietro al fenomeno dell’obesità impattano gravemente non solo sulla vita delle persone che convivono con questo fenomeno, ma anche sulla spesa pubblica, senza voler considerare una serie di costi intangibili ma altrettanto gravosi, come quelli legati al nucleo sociale dell’obeso, alla discriminazione lavorativa e, in definitiva, ai conseguenti disagi psicosociali”, dichiara il Prof. Paolo Sbraccia, Presidente SIO – Società Italiana dell’Obesità e Professore di Medicina interna presso l’Università Tor Vergata di Roma. “L’individuazione e la possibilità di accedere ad un percorso di cura con il supporto di un team multidisciplinare è una condizione necessaria per ridurre, da un lato, i costi economici correlati alla patologia e, dall’altro, diminuire quelli sociali che gravano sulla quotidianità dei pazienti che soffrono di questa malattia”.

A conclusione della sessione di lavoro, gli esperti hanno convenuto dunque nell’indicare la chirurgia bariatrica quale terapia d’elezione per ridurre sia i costi diretti correlati all’obesità (sanitari e non sanitari, legati alle cure mediche per il trattamento della patologia e delle malattie a essa associate) sia quelli indiretti (come la perdita di produttività dovuta all’assenteismo) e intangibili (ad esempio i disagi psicologici, le opportunità perdute e la scarsa qualità della vita).

“L’obesità è una patologia subdola e complessa, che non deve essere sottovalutata o ridotta a una mera questione di natura estetica”, spiega Marina Biglia, Presidente dell’associazione Amici Obesi Onlus e membro dell’EASO Patient Council. “Oltre ad essere costretti a convivere con le enormi limitazioni che derivano da un indice di massa corporea di un certo tipo, i pazienti obesi presentano numerose complicanze tra le quali il diabete, l’ipertensione e problemi cardiovascolari. Una serie di barriere da cui mi sono liberata grazie a un intervento chirurgico che un’équipe di professionisti ha prima delineato e poi somministrato sulla base delle caratteristiche del mio organismo. Un percorso terapeutico grazie al quale ho potuto ricominciare finalmente a vivere”.