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Nuovi dati sull’inquinamento atmosferico

imagesE4377LFHL’aria che si respira nelle città non fa bene. Ogni anno in Italia, l’inquinamento atmosferico, causato da vari fattori, provoca migliaia di vittime. Le PM 2.5 sono responsabili della morte di circa 30 mila persone all’anno, dieci volte di più degli incidenti stradali. Sono questi i numeri ricavati dal progetto CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento Atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute), promosso dal centro malattie del Ministero della Salute. Hanno partecipato numerose università e centri di ricerca: il Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, ENEA, ISPRA e le ARPA di numerose città, le università di Firenze, Urbino e la Sapienza di Roma. Quello che è emerso non è rassicurante. Il PM 2.5 causa il 7% dei decessi italiani. Le polveri sottili costano circa 10 mesi di vita in meno ad ognuno. Il primato e del Nord con 14 mesi di vita persi, segue il centro a 6.6 e il sud a 5.7. Quindi il Nord e molto industrializzato ma anche molto inquinato. È emerso che il 30% della popolazione vive in luoghi dove si supera la soglia massima di concentrazione delle polveri sottili.Il 65% vive al Nord, dove il traffico e intenso, c’è una maggior industrializzazione e sempre meno aree verdi. Ma anche le biomasse come legno e pellet, sono responsabili dell’aumento di morti e malattie. Ma lo studio effettuato non mostra solo le criticità, anche il miglioramento sanitario negli ultimi 10 anni. La sanità riesce ad arginare malattie e decessi. Nel 2005 le morti attribuite a vari agenti inquinanti sono: 34.552 per PM 2.5, 23.387 per l’NO2 e 1.707 per l’O3. Ma dall’inizio del nuovo decennio c’è stata una forte riduzione delle morti provocate dall’inquinamento. Il PM 2.5 e arrivato a 21.524 mentre l’O3 si e dimezzato. Questo e riconducibile alla situazione economica: se non si investe nell’industria l’inquinamento si abbassa. Ma nel 2020 si ritornerà a livelli del 2005 con circa 28.000 morti per PM 2.5 . Le soluzione sono: ridurre, controllando semplicemente le emissioni cosi da salvare migliaia di vite. Anche se si associa una riduzione di circa il 20%: ridimensionare le macchine a diesel, utilizzare fonti rinnovabili e aumentare le aree verdi nelle città. Le stime sono incoraggianti: 11 mila decessi in meno per PM 2.5 e 14 mila per NO2. Anche nel caso di applicazioni molto più ristrette salirebbero a 16 e 18 mila, oltre alla riduzione della spesa sanitaria di oltre 30 miliardi di euro ogni anno.

Alessandro Pizzolongo

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