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Madri sempre più anziane, in Italia calano aborti e cesarei

L’età media delle donne al primo parto è di 32,6 anni

mamma_neonato_pp_296In Italia si fanno figli sempre più tardi. L’età media delle donne al primo parto è di 32,6 anni (31,8 nel 2004). La mortalità neonatale è 2,5 per mille, quella infantile 3,4 per mille, mentre nell’Unione Europa si attesta al 4,3. Diminuisce del 4,9% il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, ma nel 2011 abbiamo comunque avuto oltre 9.000 baby mamme con meno di 19 anni (erano 10.000 nel 2010).

Si riduce lievemente il ricorso al parto cesareo che passa dal 38% all’attuale 37,5%. Però ancora 38 mila bambini su 540 mila nascono in strutture che eseguono meno di 500 parti l’anno. E in più i ginecologi sono assillati dal contenzioso medico-legale che aumenta il ricorso alla medicina difensiva. Con la conseguenza di troppi esami prescritti spesso superflui che incrementano di 12 miliardi le spese a carico dell’interno servizio sanitario nazionale. Sono 33.700 le denunce contro i camici bianchi che nel 98,8% dei casi, finiscono in una bolla di sapone. Da ultimo, il ginecologo è una specie in via d’estinzione e nei prossimi 10 anni si rischi di avere le corsie sguarnite. 

Di fronte a questo quadro di luci e ombre, lanciamo un appello alle Istituzioni perché sia tutelata la ginecologia italiana, un’eccellenza del nostro sistema sanitario. Dopo tanti tagli si torni a investire nella formazione di giovani medici, si dia seguito alla riorganizzazione dei punti nascita del 2010 e si giunga finalmente a una riforma del contenzioso medico-legale. L’Italia è il solo Paese dove gli errori clinici sono perseguibili penalmente”. Con queste richieste si è concluso a Napoli il congresso nazionale dei ginecologi italiani SIGO-AGOI-AGUI intitolato “L’Universo Femminile: un Infinito da Esplorare” che ha riunito oltre 2.000 specialisti.
 
“La riforma dei punti nascita del 2010 – sottolinea il Presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostericia (SIGO), prof. Nicola Surico – è rimasta in gran parte sulla carta e ancora troppi bimbi nascono in reparti materno-infantili non adeguati. La SIGO aveva applaudito a quella giusta e utile riorganizzazione. Dopo tre anni però solo una minima parte di queste strutture sanitarie è stata effettivamente chiusa. Manca (ed è mancata) la volontà politica di andare contro piccoli interessi locali. Per questo lo scorso 12 febbraio, per la prima volta nella storia, i ginecologi hanno scioperato”. 

“Il 10% delle denunce contro i camici bianchi è a carico di noi ginecologi – afferma il prof. Vito TrojanoPresidente dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) -. Nella stragrande maggioranza delle volte i casi di presunta malasanità si risolvono con un’archiviazione e il 62,7% delle strutture sanitarie sono prive di assicurazione per colpa grave. Una possibile soluzione è stabilire un tetto massimo dei risarcimenti come già avviene per esempio negli Stati Uniti. L’Italia è l’unico Paese al mondo (insieme, solo per certi versi, a Polonia e Messico) in cui gli errori clinici sono perseguibili penalmente. Un’anomalia che rende sempre più difficile svolgere in tranquillità il nostro lavoro”.

E il futuro non si presenta roseo. “Secondo le nostre previsioni nel prossimo decennio mancheranno all’appello oltre 500 specialisti – avverte il prof. Massimo Moscarini Presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI) -. É necessario che il Ministero dell’Istruzione preveda già dal prossimo anno accademico un aumento del numero di specializzandi in ginecologia ed ostetricia che, nell’aprile 2013, è stato solo di 211 nuovi studenti”.