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Infiammazione cronica: se non si cura c’è il rischio diabete

Secondo uno studio dell’istituto di medicina sociale e preventiva di Losanna le persone a rischio sono quelle più povere.

Meglio non trascurare l’infiammazione perché se diventa cronica c’è il rischio di ammalarsi di diabete. E’ notizia recente che il diabete sia fortemente legato al basso reddito e a un livello basso di istruzione. Secondo uno studio condotto da Silvia Stringhini e i suoi colleghi dell’Istituto di medicina sociale e preventiva di Losanna, in Svizzera su ‘Plos Medicine‘ sembrerebbe che  l’elemento scatenante sia l’“infiammazione cronica. L’equipe è riuscita a individuare una stretta connessione tra le difficoltà socio-economiche, l’infiammazione e il diabete di tipo due

Secondo gli studiosi,  “una  maggiore attività infiammatoria cronica in individui esposti alle avversità socio-economiche per tutta la vita può, almeno in parte, influire su questa associazione e sul futuro rischio di diabete di tipo 2”. Per testare questa loro ipotesi hanno analizzato i dati dello studio Whitehall II,  seguito più di 10.000 funzionari britannici che lavoravano a Londra, fin dalla metà degli anni 1980. Lo studio, ancora in corso, si basa su regolari controlli sanitari, e sulla raccolta dati riguardanti l’impiego, il reddito e la situazione sociale.

I ricercatori, in particolare, hanno rivolto la propria attenzione su un campione di  6.387 partecipanti, che hanno fornito informazioni su istruzione e attività lavorativa, ma anche sull’occupazione del proprio padre. Dal confronto di queste informazioni con i dati sanitari, è emersa questa corrispondenza tra un basso stato socio-economico e l’aumento del rischio di diabete. Inoltre i processi infiammatori, misurati ripetutamente attraverso biomarcatori nel sangue, hanno sottolineato, in un terzo dei casi, questa associazione.

I nostri risultati – hanno concluso gli autori – suggeriscono anche che la lotta contro le differenze socio-economiche,  potrebbe ridurre le disuguaglianze sociali nel diabete di tipo 2. E’ importante inoltre verificare, negli studi futuri, quali interventi riducono l’infiammazione cronica, per capire se gli effetti di questo fenomeno sulla salute possono essere reversibili”.