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Il ferro in eccesso potrebbe favorire l’Alzheimer

Due studi dimostrano il coinvolgimento nell’erosione della memoria

alzheimer (1)Forse si celano anche dei metalli dietro l’Alzheimer, forma più diffusa di demenza senile destinata a divenire pandemica nei prossimi decenni soprattutto a causa dell’invecchiamento inarrestabile della popolazione globale.

Infatti due studi distinti dimostrano il coinvolgimento di ferro e rame nell’erosione della memoria e nei danni cerebrali tipici della malattia. Accumuli di ferro in eccesso sono stati, infatti, rinvenuti nel cervello dei pazienti, mentre il rame, ingerito da topolini attraverso l’acqua, rallenta delle speciali ”molecole spazzino” che tengono puliti i neuroni.

Il primo studio, di un gruppo della prestigiosa Università di Los Angeles (UCLA), è stato pubblicato sul Journal of Alzheimer Disease, mentre l’altro sulla rivista Pnas da un team della University of Rochester. Il morbo di Alzheimer, malattia che spaventa i paesi occidentali ad alta densità di anziani per il suo impatto non solo sociale e clinico ma anche economico in quanto legata ad alti costi sanitari, è oggetto di numerosissime ricerche in tutto il mondo; ma sinora non si è giunti alla comprensione delle sue cause scatenanti.

Di certo si sa che chi conduce una vita piena di stimoli e segue stili di vita corretti è meno a rischio di ammalarsi; ma hanno un peso anche fattori ereditari. Ad oggi la comunità medico-scientifica si sta concentrando su due principali presunte colpevoli, le proteina ‘tau’ e beta-amiloide’ che si accumulano nel cervello deipazienti. Si pensa che accumulandosi in eccesso queste proteine avvelenino il neuroni. Ma, secondo il gruppo dell’Ucla diretto da George Bartzokis, tau e beta-amiloide sono solo due parti in gioco e non raccontano l”intera storia’.

Lo scienziato chiama in causa anche il ferro e il suo accumulo in eccesso come motore primario della malattia. Infatti attraverso sofisticate tecniche di imaging, Bartzokis ha riscontrato un accumulo eccessivo di ferro nelle aree neurali coinvolte nella malattia, in primis l’ippocampo; ma non in aree che invece non sono interessate dall’Alzheimer. Il ferro, di cui sono ricchi moltialimenti tra cui la carne rossa, si accumula in proporzione alla gravità del singolo paziente: più estesi sono i segni clinici e anatomici di malattia, maggiore è il ferro accumulato.

Secondo Bartzokis il ferro inizialmente causa disturbi di trasmissione tra neuroni e poi li avvelena, giocando un ruolo indipendente e forse prioritario rispetto a tau e beta-amiloide. Lo studio su PNAS, di Rashid Deane, invece, è stato condotto su topolini ai quali è stata data acqua contenente rame. Gli esperti hanno visto che il rame rallenta le molecole trasportatrici di beta-amiloide che servono a smaltire l’eccesso di detta proteina nel neuroni, quindi ad evitare che vi si accumuli.

Il rame, presente in numerosi alimenti, potrebbe a sua volta giocare un ruolo chiave nel favorire la malattia. Si tratta naturalmente di studi preliminari e siamo ancora lontani dalla risoluzione del “caso Alzheimer”.