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Il dolore si riduce stimolando il cervelletto

pobraneUno studio coordinato dal professor Ferdinando Sartucci – direttore della sezione dipartimentale di Neurologia di Cisanello – e condotto dal dottor Tommaso Bocci (nella foto allegata) – assegnista di ricerca dell’Università di Pisa – ha dimostrato che il cervelletto, oltre alle note funzioni di controllo del movimento, ha un ruolo importante nella modulazione del dolore. Lo studio, pubblicato dalla rivista “Restorative Neurology and Neuroscience”, è il frutto della collaborazione tra le università di Pisa, Siena, Aalborg (Danimarca) e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico Bambino Gesù di Roma e Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
La ricerca ha dimostrato che l’utilizzo della “stimolazione transcranica a corrente diretta” (tDCS) (foto allegata) modifica significativamente la soglia del dolore. Sono stati coinvolti nella sperimentazione soggetti volontari sani che non assumevano alcun farmaco o sostanza ad azione psicotropa, cui sono stati applicati elettrodi che erogano una corrente continua di bassa intensità, in grado di influenzare le funzioni neuronali.
I ricercatori hanno quindi valutato le modificazioni soggettive nella percezione dolorifica e le modificazioni dei “potenziali evocati laser” (la metodica elettrofisiologica più comunemente impiegata nello studio e quantificazione del dolore). Di fatto, la pratica ha mostrato che la tDCS catodica abbatteva significativamente la soglia di percezione del dolore ed aumentava i punteggi della scala VAS, comunemente impiegata per misurare il dolore; inoltre produceva un aumento di ampiezza dei potenziali laser dolore correlati. Il punto rilevante tuttavia è stato che invertendo la polarità della tDCS, gli effetti erano opposti, ovvero la percezione dolorosa si riduceva, come provato dai punteggi della VAS, ed i potenziali laser dolore correlati si riducevano.
Lo studio ha così dimostrato che la tDCS può essere efficace nel trattamento del dolore non solo attraverso la stimolazione della corteccia frontale – come recentemente è stato provato – ma anche utilizzando il cervelletto.
Altri studi sono in corso per verificare la durata del beneficio e capire se questo metodo possa essere applicato in condizioni cliniche siano presenti altri disturbi, oltre al dolore.