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Giornata del Sollievo 2013, l’impegno del “Comitato ospedale-territorio senza dolore” di Forlì contro ogni tipo di sofferenza

Soffrire il meno possibile è un diritto che va assicurato a tutti i pazienti. Per questo è fondamentale sensibilizzare sia gli operatori sanitari sia i cittadini spiegando che il dolore va gestito in entrambe le sue componenti, quella legata alla rilevazione e quella del trattamento vero e proprio. Tale messaggio sarà ribadito in occasione della Giornata del Sollievo, in programma domenica 26 maggio; dalla prossima settimana, nei reparti dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì, verrà così distribuito, dai volontari di Avo e Ior, materiale informativo e divulgativo, compreso il pieghevole con il righello per la misurazione del dolore su scala da 1 a 10. Sabato 1° giugno, poi, si terrà una giornata formativa, rivolta in particolare ai professionisti del territorio, proprio sul tema “La rilevazione e il trattamento del dolore in ambito territoriale. Proposte di gestione integrata”; il corso, organizzato dal dott. Stefano Boni, direttore U.O. Cure Primarie, e dalla dott.ssa Donatella Cilla, si aprirà alle 8.30 nell’aula magna dell’Iti di Forlì.

A livello locale, la lotta alla sofferenza è in capo al Comitato ospedale-territorio senza dolore, creato col compito di promuovere e facilitare le iniziative dirette a diminuire il dolore del malato, oncologico e non, e formato sia dai professionisti dell’Azienda Usl coinvolti in questo campo, fra i quali anche quelli delle Cure Primarie e un pediatra di libera scelta, sia da rappresentanti del mondo del volontariato, coordinati dal dott. Marco Maltoni, direttore dell’U. O. Cure Palliative-Hospice. Fra i più recenti progetti di miglioramento portati avanti dal comitato, va sottolieneata la definizione di un apposito percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale per la lombosciatalgia acuta e cronica, attraverso il coinvolgimento di ortopedici, terapisti del dolore, medici di medicina generale, fisiatri, e neurologi. L’obiettivo è ridurre gli accessi al Pronto Soccorso e i tempi di attesa per le visite specialistiche, attraverso linee guida che disciplinino per ogni paziente l’iter più appropriato alle singole esigenze. Il mal di schiena, d’altronde, dopo il comune raffreddore, rappresenta la più comune malattia dell’uomo. Quasi l’80% della popolazione è destinato a un certo punto della vita ad andarvi incontro, con una prevalenza annuale dei sintomi nel 50% degli adulti in età lavorativa, di cui il 15-20% ricorre a cure mediche. Non a caso, tale patologia rappresenta una delle motivazioni più frequenti di accesso al medico di medicina generale, costituendo il 3,5% degli accessi medici totali: ciò significa che, in media, ogni giorno un medico di famiglia visita 2-3 pazienti con mal di schiena.

Un’altra novità è rappresentata dalla sperimentazione di scale di rilevazione del dolore per persone cognitivamente non competenti, come pazienti in rianimazione, anziani affetti da grave demenza, non in grado, quindi di esprimere la loro reale sensazione di sofferenza con le normali forme di valutazione. «Si tratta di scale particolari, basate, ad esempio, sull’analisi della mimica facciale, della postura, del tipo di lamenti – illustra il dott. Maltoni – per poterle utilizzare con profitto, il personale si è sottoposto ad appositi corsi di formazione. Questo, come altri progetti, è promosso in modo particolare dai professionisti di competenza infermieristica dell’Ausl. Caratteristica paradigmatica della lotta al dolore, infatti, è l’approccio assolutamente multi professionale e multidisciplinare».

Per quanto riguarda, invece, l’attività dell’ultimo anno, ben il 76,23% dei pazienti ricoverati nelle strutture dell’Ausl di Forlì è stato sottoposto alla valutazione del dolore, percentuale che rappresenta la totalità dei soggetti che ne avevano bisogno. «E’ un’ottima performance, in linea con quanto prevede la legge 38 del 2010 – commenta il dott. Maltoni – se siamo riusciti a raggiungere un simile risultato, il merito è della formazione permanente degli operatori, e del sistema informatizzato della nostra Azienda, che facilita la registrazione e l’accesso ai dati». In continua crescita sono, poi, le prestazioni dell’ambulatorio di terapia antalgica, sorto all’interno dell’U.O. di Anestesia-Rianimazione, diretta dal dott. Giorgio Gambale, e il cui responsabile è il dott. Emanuele Piraccinile prime visite, dal 2009, anno di attivazione, al 2012, sono passate da 146 a 425, i controlli da 88 a 260, i trattamenti epidurali da 54 a 306, e le infiltrazioni da 99 a 411. Inoltre, è stato definito, col contributo dei medici di medicina generale, un protocollo che stabilisce i criteri di accesso e garantisce l’approppriatezza delle prestazioni. Anche nell’area oncologica, in Hospice, e nell’Area medica, la rilevazione del dolore è sistematica e prevista in cartella clinica informatizzata. Nell’ultimo anno, si sono anche consolidati alcuni percorsi di continuità assistenziale ospedale-territorio già presenti in Azienda, in particolare, l’assistenza domiciliare di cure palliative è entrata all’interno del sistema Adi (Assistenza infermieristica integrata), come possibile risultato di una valutazione congiunta multiprofessionale di medico di famiglia, medico palliativista, e infermiere, diretta a valutare l’appropriatezza dell’inserimento del paziente nella rete cure palliative e individuare il nodo più adeguato di tale rete.

I malati con dolore oncologico, infine, sono presi in carico dall’U.O. Cure Palliative-Hospice del dott. Maltoni, caratterizzata da unapproccio olistico alle cure, attraverso terapie del dolore, trattamento dei sintomi, riattivazione e preservazione delle funzioni fisiche, attenzione alle dimensioni psicologica, sociale e spirituale. L’assistenza viene effettuata in regime di ricovero nei due Hospice di Forlimpopoli e Dovadola, a domicilio, in collaborazione e integrazione col medico di famiglia, in consulenza nei diversi reparti dell’ospedale e all’Irst-Irccs di Meldola, nonché in un ambulatorio settimanale svolto all’interno dello stesso Irst-Irccs.