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Esiste un rapporto tra la trasmissione del patrimonio genetico e quella del linguaggio?

Lo scopriranno in un viaggio intorno al mondo Guido Barbujani e un team di antropologi, genetisti e linguisti all’interno del progetto LANGELIN. 

L’Università di Ferrara è partner in LANGELIN, un progetto finanziato dallo European Research Council (ERC) per gettare luce sui rapporti fra la trasmissione biologica del patrimonio genetico e la trasmissione culturale del linguaggio.

L’idea l’aveva avuta Charles Darwin. Se riuscissimo a ricostruire, scriveva nel 1871, l’albero genealogico delle lingue parlate sulla Terra, otterremmo al tempo stesso l’albero genealogico dell’umanità. Secondo Darwin, popolazioni che parlano lingue simili discendono da antenati comuni vissuti pochi secoli fa, popolazioni che parlano lingue meno simili hanno antenati in comune più indietro nel tempo. Gli antenati di tutti (ma questo Darwin non lo sapeva) stavano in Africa intorno a 100mila anni fa.

Precisa Guido Barbujani, docente di Genetica dell’Università di Ferrara e Co-Investigator nel progetto… “Controllare se Darwin aveva ragione non è semplicissimo. Nei primi tempi si contavano le parole in comune nei vocabolari di lingue diverse. Un po’ funziona, un po’ no: il lessico cambia in fretta, ci vuol poco perché si diffondano termini come shopping, spread o anche soprano e pizza. Una soluzione è allora confrontare aspetti della lingua più resistenti al cambiamento come le grammatiche e le sintassi”.

È nato così un progetto, finanziato interamente e per cinque anni (2012-2017), nel quale una ventina tra antropologi, genetisti e linguisti di York, Bologna e Ferrara viaggeranno insieme per mezzo mondo: i primi a raccogliere campioni biologici il cui DNA verrà studiato in grande dettaglio, i secondi per ricostruire nelle stesse popolazioni la struttura della lingua. Al progetto parteciperanno anche vari collaboratori esterni.

È probabile che, a conti fatti, si confermi che in generale Darwin aveva ragione. “Ma le eccezioni saranno importanti quanto la regola”, afferma Barbujani, “perché potranno dirci in che aree del mondo, e in che periodi della storia, le popolazioni si sono mescolate fra loro, oppure, al contrario, certe barriere (geografiche, ma anche culturali, religiose o politiche) hanno ostacolato gli scambi. Alla fine della corsa, speriamo di capire un po’ meglio come si sono evolute, nei millenni, la nostra biologia e la nostra cultura, e di trovarci più a nostro agio col grande patrimonio di differenze che rende l’umanità così ricca e interessante”.