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Epatite C: lo studio ALLY-3+ ha mostrato tassi di guarigione del 90%

download (4)Bristol-Myers Squibb ha annunciato i dati dello studio clinico ALLY-3+ di fase III che ha valutato a 12 e 16 settimane il regime terapeutico di daclatasvir (DCV) in combinazione con sofosbuvir (SOF) e ribavirina (RBV) in pazienti con epatite C (HCV), genotipo 3, con fibrosi avanzata o cirrosi. Questa popolazione di pazienti è una delle più difficili da trattare, poiché è complicato raggiungere tassi di risposta virologica sostenuta (SVR) o di guarigione.
I risultati dello studio mostrano che il 100% dei pazienti con fibrosi avanzata ottiene una risposta virologica sostenuta a 12 settimane dalla fine del trattamento (SVR12) in entrambi i bracci di trattamento di 12 e 16 settimane. Nei pazienti con cirrosi, i tassi di SVR12 sono stati rispettivamente pari all’83% e all’89% nei bracci di trattamento di 12 e 16 settimane.
I risultati sono stati presentati ieri a San Francisco durante il The Liver Meeting® 2015, il congresso annuale dell’Associazione americana per lo studio delle malattie del fegato (American Association for the Study of the Liver Diseases, AASLD).
Daclatasvir è un inibitore del complesso di replicazione NS5A, approvato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) in combinazione con sofosbuvir con o senza ribavirina nel trattamento dei pazienti adulti con HCV, genotipi 1, 3 e 4, e in combinazione con peg-interferone alfa e ribavirina nel trattamento dei pazienti adulti con HCV, genotipo 4.
“Fino a oggi non erano stati ottenuti elevati tassi di guarigione in pazienti con genotipo 3, con fibrosi avanzata o cirrosi, per questo i risultati sono incoraggianti”, ha affermato Alex Thompson, Professore al St. Vincent’s Hospital e all’Università di Melbourne, in Australia.

“Il nostro scopo, con ALLY-3+, era di studiare questo regime sperimentale nei pazienti con genotipo 3, più difficili da trattare, e ottenere tassi di guarigione migliori in questa popolazione”.
Nello studio ALLY-3+, il regime di combinazione daclatasvir+sofosbuvir+ribavirina non ha subito interruzioni per eventi avversi o eventi avversi gravi correlati al trattamento. Gli eventi avversi più frequenti sono stati insonnia (30%), affaticamento (26%) e cefalea (24%). Inoltre, ricadute virologiche si sono verificate in 4 pazienti (due nel braccio di 12 settimane e due in quello di 16). Nello studio è stato registrato un decesso non correlato al trattamento (nel braccio di 12 settimane). Non sono stati riscontrati ‘breakthrough’ virologici.
“La nostra continua ricerca delle potenzialità di daclatasvir in combinazione con altri antivirali ad azione diretta nei pazienti con HCV ha portato a questi risultati incoraggianti”, ha affermato Douglas Manion, Head of Specialty Development, Bristol-Myers Squibb.

“Siamo impegnati nell’offrire nuove opzioni terapeutiche ai pazienti con HCV con bisogni di salute insoddisfatti in tutto il mondo, compresi quelli che presentano una malattia più complessa e altri gruppi difficili da trattare, come i pazienti con genotipo 3 ed epatopatia più avanzata che ancora necessitano di aiuto per guarire”.

Lo studio ALLY-3+
In questo studio clinico di fase IIIb, in aperto, sono stati arruolati pazienti con HCV genotipo 3, naïve al trattamento o già trattati, che presentavano fibrosi avanzata o cirrosi compensata. Questi pazienti sono stati randomizzati (1:1) a ricevere per 12 vs 16 settimane daclatasvir (60 mg una volta al giorno) + sofosbuvir (400 mg una volta al giorno) + ribavirina (dosaggio calcolato sul peso), stratificati per stato di fibrosi avanzata o cirrosi.
In totale, sono stati trattati 50 pazienti (24 pazienti per 12 settimane e 26 per 16 settimane). La maggioranza era costituita da pazienti di sesso maschile (80%), bianchi (98%) e precedentemente trattati (74%, di questi il 10% aveva avuto, dopo terapia con SOF+RBV, una ricaduta virologica); il 72% aveva cirrosi e il 52% un dosaggio di RNA HCV ≥ 6 milioni UI/mL. Le caratteristiche basali erano comparabili nei due bracci.
L’endpoint primario era la stima di SVR12 in pazienti naïve al trattamento o precedentemente trattati, con fibrosi avanzata/cirrosi compensata (F3-F4), trattati per 12 o per 16 settimane.
L’abstract della presentazione, contenente i dati relativi a SVR4, è disponibile sul sito web di The Liver Meeting.

Il genotipo 3
Il genotipo 3 colpisce 54,3 milioni di persone ed è il secondo più diffuso al mondo. È oggi il genotipo potenzialmente più difficile da curare e la sua natura più aggressiva è legata a una più veloce progressione della fibrosi epatica, a un maggior aumento della steatosi e a un più alto rischio di carcinoma epato-cellulare.
Recenti studi hanno anche indicato che il rischio di cirrosi nei pazienti con HCV genotipo 3 è superiore del 31% rispetto a quelli con HCV genotipo 1.

Bristol-Myers Squibb nell’HCV
La ricerca di Bristol-Myers Squibb è focalizzata nell’eradicazione dell’epatite C in tutto il mondo, in particolare nei pazienti difficili da trattare, compresi i milioni di malati in Paesi come la Cina dove le cure per l’HCV rimangono un bisogno di salute non ancora soddisfatto per la popolazione.
A luglio 2014, il Giappone è stato il primo Paese al mondo ad approvare l’uso di regimi a base di daclatasvir per il trattamento dell’epatite C cronica. Da allora, regimi contenenti daclatasvir sono stati approvati in più di 50 Paesi in Europa, America Centrale e del Sud, Medio Oriente e regione Asia-Pacifico.

Bristol-Myers Squibb
Bristol-Myers Squibb è un’azienda biofarmaceutica globale, la cui mission è scoprire, sviluppare e rendere disponibili farmaci innovativi che aiutino i pazienti a contrastare malattie gravi. Per maggiori informazioni visita il sito http://www.bms.com o seguici su Twitter all’indirizzo http://twitter.com/bmsnews.