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Dolore neuropatico: la metà dei pazienti non risponde ai trattamenti

Le sfide per curarlo sono davvero numerose

neurone_1_608111Sono ancora molte le sfide da affrontare per curare le persone che soffrono di un dolore cronico, poco riconosciuto dalla medicina e poco trattato. Medici e parenti pensano spesso a una origine “psicologica” del dolore. I malati avvertono sempre di più la condizione di solitudine e cadono in depressione. Le sfide per curare il dolore neuropatico sono davvero numerose e si prospettano per la ricerca scientifica grandi campi di applicazione. E’ quanto emerge da un’ ampia intervista realizzata con Maria Rita Melotti, Direttore della Scuola di Specializzazione in Anestesia Rianimazione e Terapia Intensiva dell’università di Bologna, nonché coordinatore della sezione culturale di Medicina del Dolore e Cure Palliative della SIAARTI

“Le conoscenze attuali ci rivelano che questo tipo di dolore cronico nasce nella sede della lesione del sistema somatosensoriale (danno di un nervo nocicettivo o tattile) o nei neuroni dello stesso sistema, ma mentre sappiamo molto sulla lesioni dei nervi, lo sviluppo di siti ectopici basati sui canali del sodio, pochissimo conosciamo su ciò che accade nei neuroni periferici (primo neurone) nelle cellule a cui appartengono i nervi lesi o negli altri neuroni del sistema nervoso centrale”. E a tal proposito elenca una serie di quesiti ai quali la “medicina”” dovrà tentare di trovare nei prossimi anni maggiori risposte. “Perché in aree anestetizzate (ovvero prive di dolore evocato perché senza fibre nocicettive), il paziente sente dolore. Perché pazienti con lesioni gravi del plesso brachiale sentono dolore in un braccio completamente insensibile? Come mai i neuroni del sistema nervoso centrale, che vengono deafferentati dalla periferia, iniziano a scaricare impulsi che vengono percepiti come dolore-bruciore? . Come mai questi pazienti, quando dormono, non percepiscono nulla, ma al risveglio sentono dolore come un triste compagno di vita? Perché i noti analgesici, antinfiammatori od oppioidi, non hanno effetto alle comuni dosi che tolgono il dolore nocicettivo? Quali strane frequenze hanno questi impulsi che nascono nelle fibre e nel neuroni? Quali sistemi inibitori possiamo attivare? Quali sistemi eccitatori possiamo invece bloccare o inibire?

A seguito delle tante domande Maria Rita Melotti illustra come viene curato oggi il dolore neuropatico. “Le scelte terapeutiche – dice-  sono varie: sui canali del sodio del sito ectopico con farmaci che bloccano i canali del sodio e sulla sinapsi spinale con farmaci che bloccano i canali del calcio; farmaci in grado di inibire i neuroni centrali; antinfiammatori e corticosteroidi;  interventi chirurgici per liberare il nervo leso da intrappolamento o condizioni abitative inadeguate; neurostimolazione pulsata temporanea o da neurostimolazione continua mediante impianti di neuropacemaker nello spazio peridurale o lungo il nervo periferico; campi magnetici generati da stimolazioni transcraniche continue (TDCS, transcranical direct current stimulation); cerotti (formulazioni topiche); utilizzando sistemi di distrazione (si è osservato, infatti, che pazienti distratti da eventi o attività della vita, sentono meno dolore). Ma quali sono le caratteristiche di un dolore neuropatico? “Il dolore neuropatico –  spiega la studiosa – è più o meno intenso e continuo con caratteristiche “”non abituali”” come le disestesie, le scariche elettriche, il bruciore. Viene percepito nel territorio della lesione nervosa e può essere spontaneo o evocato da vari fattori, come il tatto, il movimento, il freddo.

Si pensi  – aggiunge – alla nevralgia del trigemino in cui il paziente avverte la scarica elettrica quando sorride e deglutisce o si tocca il labbro. In alcuni casi il paziente non riesce a tollerare neanche i vestiti”. Quali sono dunque le migliori soluzioni per venire incontro ai tanti pazienti che soffrono di dolore neuropatico? “In commercio – riferisce Marita Rita Melotti ci sono numerosi farmaci con promesse incredibili ma che poi si sono rivelati insufficienti o con deboli soluzioni. Speriamo in nuovi farmaci che possano agire sulla eccitabilità dei siti ectopici e dei neuroni centrali, sulle diverse tipologie di flogosi e di sostanze irritanti.  I trattamenti mininvasivi, in un progetto di “combination therapy” hanno avuto un discreto successo in molti pazienti. La vera criticità rimane il dolore centrale da deafferentazione. La neurostimolazione sta progredendo. La possibilità di intervenire sui gangli del sistema nervoso stimolandoli con stimoli pulsati o continui sembra aprire una nuova via di cura. La stimolazione transcranica richiede ancora esperienze e casistica ma sembra promettente. Trattare il dolore neuropatico richiede buona capacità diagnostica e la conoscenza di tutte le possibili soluzioni nel contesto di una terapia combinata, a cui va aggiunta la gestione della cronicità. Negli ultimi anni – conclude l’esperta – si è usato il termine neuropatico come aggettivo per tutte quelle forme di dolore cronico poco conosciute o poco rispondenti ai farmaci. Si tratta di  una patologia del sistema somatosensoriale che, proprio perché ammalato, non sa cosa fare”.