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Bioprotesi cardiache: ricercatori padovani individuano il test per nuove protesi biocompatibili

Una valvola cardiaca con il rischio di rigetto notevolmente ridotto, capace di garantire una completa biocompatibilità con il paziente?

Non è solo una speranza ma proprio un futuro: così l’équipe di ricercatori dell’Università di Padova diretta dal prof. Gino Gerosa, Direttore del Centro di Cardiochirurgia “V. Gallucci” dell’Azienda Ospedaliera-Università ha compiuto un notevole passo avanti nella creazione di bioprotesi valvolari cardiache.

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista «Xenotransplantation» (Filippo Naso, Michele Spina, Emanuele Cozzi, Alessandro Gandaglia, Laura Iop, Tommaso Bottio e Vincenzo Tarzia), ha sviluppato un test capace di riconoscere e quantificare la molecola epitopo alpha-Gal, la cui reattività è tra i fattori responsabili della degenerazione delle bioprotesi.

 «Questa ricerca costituisce un importante passo avanti verso la creazione di bioprotesi valvolari cardiache biocompatibili con il paziente – spiega il prof. Gerosa -. Questi sostituti bioprotesici, ad oggi costituiti da tessuti di origine porcina o bovina, vengono trattati con speciali procedimenti che mascherano la loro diversità antigenica evitando così l’insorgere dei fenomeni di rigetto. Queste procedure però non sono in grado di inattivare completamente l’azione dell’epitopo alpha-Gal, presente nei tessuti delle bioprotesi valvolari attualmente in commercio, e questo porta alla degenerazione delle bioprotesi curabile solo attraverso la sostituzione chirurgica delle protesi stesse.»

 Lo studio padovano First quantification of alpha-Gal epitope in current glutaraldehyde-fixed heart valve bioprostheses, aprendo la via per la determinazione del numero di epitopi alpha-Gal, riveste un ruolo particolarmente importante per prevenire la degenerazione delle bioprotesi attraverso lo sviluppo di nuove metodologie che possano tradursi nella produzione di sostituti valvolari cardiaci biologici in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti diminuendo la necessita di re interventi e allungando la durata nel tempo delle bioprotesi stesse.

Lo studio può inoltre essere utilizzato come marker di qualità nel confrontare i diversi modelli di bioprotesi valvolari cardiache.

 Hanno condotto la ricerca, oltre al prof. Gino Gerosa, Filippo Naso, Michele Spina, Emanuele Cozzi, Alessandro Gandaglia, Laura Iop, Tommaso Bottio, Vincenzo Tarzia, Mark B. Nottle, Anthony J.F. d’Apice, Peter J. Cowan, Cesare Galli, Irina Lagutina e Giovanna Lazzari.